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Dott. Daniele Basta

Dolcificanti artificiali e aumento di peso: realtà o falso mito?


Sono ormai tantissimi gli studi che evidenziano come il consumo eccessivo di zuccheri sia associato ad aumento di peso, alterazioni metaboliche e, di conseguenza, rappresenta uno dei maggiori colpevoli dei sempre più crescenti tassi di obesità, sovrappeso, diabete e delle altre patologie croniche tipiche della nostra era.


Tuttavia sono già da tanti anni in commercio dolcificanti artificiali e alternativi da poter utilizzare per addolcire pietanze, bevande o da aggiungere semplicemente alla tazzina di caffè mattutina, con la convinzione di evitare il tipico effetto negativo dello zucchero convenzionale sui livelli glicemici dell’organismo.

Tra questi ricordo ad esempio gli alcoli come il sorbitolo o lo xilitolo, spesso utilizzati in bevande e in gomme da masticare, che all’apparenza risultano inerti all’organismo e non producono il tipico picco glicemico dello zucchero convenzionale: questo poiché non vengono assorbiti a livello gastrointestinale e terminano il loro tragitto a livello del colon dove, se presenti in quantità eccessiva, possono richiamare acqua inducendo diarrea e qualche colica addominale. Questo è il motivo principale per cui non si dovrebbe mai esagerare con le gomme da masticare. Sempre alla stessa categoria appartiene l’eritrolo, che sembra però non avere il caratteristico effetto lassativo dei dolcificanti precedenti. Quest’ultimo si ritrova naturalmente nell’uva e nelle pere e, industrialmente viene prodotto grazie ad un particolare tipo di lievito.



In studi recenti, invece è emerso come eccessivo consumo di aspartame e, in minor parte, di saccarina siano associati a problematiche neurocomportamentali, tra cui maggiore incidenza di depressione e di malattie mentali. E pensare che questi dolcificanti sono presenti un po’ ovunque, soprattutto nei cibi processati e nelle merendine.




Ma, nonostante alcuni dolcificanti presentino pochissimi effetti collaterali e nonostante alcuni non creino gli effetti glicemici disastrosi tipici dello zucchero convenzionale, perché da qualche anno diversi studi su larga scala hanno evidenziato l’associazione tra il consumo di questi composti e l’aumento di peso?

Sarebbe fin troppo facile rispondere a questo quesito con la frase: le persone non sono grasse perché bevono la coca cola light, ma bevono la coca cola light perché sono grasse! eheheh ..E invece no!


Sono stati ipotizzati diversi meccanismi alla base dell’associazione tra il consumo di bevande zuccherate e aumento di peso. Innanzitutto può esserci alla base una sorta di compensazione messa in atto dall’organismo per sopperire alla riduzione calorica: per esempio, chi sa della presenza di aspartame in un dolce sarà portato a mangiarne un po’ di più, perché appunto sa che non c’è zucchero all’interno. E questo atteggiamento è stato evidenziato da differenti studi sull’uomo.



Altro meccanismo è, invece, correlato al sapore dolce di questi composti. Il gusto “dolce” nella storia dell’evoluzione umana è da sempre stato associato ad un introito maggiore di calorie e ad un maggiore senso dell’appetito che spinge inesorabilmente ad aumentare l’introito calorico. Può anche essere una spiegazione questo meccanismo, nonostante le evidenze scientifiche siano minore.


Un’altra ipotesi può essere relativa invece allo sviluppo di vera e propria dipendenza nei confronti di questi composti e di tutto quello che ha un sapore decisamente “dolce”. Il continuo consumo di dolcificanti abitua l’organismo a questo particolare tipo di sapore e il cervello, automaticamente, tenterà di soddisfare le richieste energetiche dell’organismo con qualche alimento dal sapore simile; a lungo andare, tutto ciò, può essere estremamente disastroso.



Da un punto di vista strettamente biologico, studi recenti hanno evidenziato, inoltre, come alcuni tipi di dolcificanti, come ad esempio il sucralosio, causino un aumento significativo dei livelli glicemici e insulinemici in seguito al consumo, dimostrandosi non del tutto inerti all’organismo e potenzialmente dannosi per soggetti obesi e diabetici con una condizione pre-esistente di insulino-resistenza. Ma non solo...…sebbene alcuni di questi dolcificanti non vengano assorbiti dall’organismo, arrivano comunque a contatto con la microflora intestinale a livello del colon, con la quale interagiscono con effetti purtroppo negativi. Infatti, è stato visto come il sucralosio, sempre per fare un esempio, tende a sopprimere i batteri “amici” a livello intestinale causando danni fisiologici all’organismo. Ormai è risaputo come il microbiota intestinale rappresenti un vero e proprio organo del nostro corpo e le sue alterazioni possono ripercuotersi positivamente o negativamente sullo status di salute del nostro organismo. Comunque sia l’interazione tra i dolcificanti artificiali e il microbiota è un’altra storia e ve ne parlerò sicuramente in qualche altro articolo.




Dunque, per quanto riguarda l’utilizzo dei dolcificanti sia artificiali che non- le parole d’ordine rimangono sempre MODERAZIONE, CONSAPEVOLEZZA e RESPONSABILITÀ. È sempre bene non esagerare con l’assunzione di questi composti che, come avete visto, non sono poi cosi tanto meno dannosi dello zucchero, anzi talvolta hanno effetti negativi di gran lunga superiori.


Fonti:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23633524

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18800291

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2892765/?tool

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/910740

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2395908

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