Il diabete di tipo 2 è una delle patologie croniche maggiormente diffuse nel nostro Paese, caratterizzata da insulino-resistenza e livelli elevati di glicemia nel sangue. Tra i fattori di rischio principali di questa patologia ricordo familiarità, sovrappeso e obesità, vita sedentaria e in tutto ciò la CORRETTA ALIMENTAZIONE, l'attività fisica regolare e lo stile di vita svolgono un ruolo cruciale, trattandosi dei famosi 'fattori modificabili'.
In linea generale, per quanto riguarda l'alimentazione, è strettamente necessario limitare il consumo di ALIMENTI PROCESSATI ed estremamente sintetici, che oltre ad essere poveri nutrizionalmente (poche vitamine, minerali e antiossidanti), sono ricchi di zuccheri aggiunti, chiamati spesso con nomi differenti, e di carboidrati amilacei, responsabili di elevati picchi insulinici in seguito al loro consumo. Inoltre presentano all'interno acidi grassi trans, meglio conosciuti come oli parzialmente idrogenati che, come dimostrano evidenze scientifiche degli ultimi anni, aggravano notevolmente questo stato patologico.
Per quanto riguarda i livelli elevati di glicemia, diversi studi dimostrano come specifici alimenti abbiano la capacità di ridurre i gravosi picchi glicemici postprandiali. Tra questi, la cannella sembra essere uno dei più efficaci e sono tanti i lavori al riguardo presenti in letteratura scientifica.
Questa spezia aromatica, derivata dall’essiccazione della corteccia di alberi appartenenti alla famiglia Cinnamomum, nonostante presenti quantità approssimativamente nulle di vitamine e minerali, contiene invece grandi quantità di antiossidanti, ovvero quei famosi composti in grado di combattere lo stress ossidativo, meccanismo che influisce negativamente nell’invecchiamento e nelle condizioni patologiche, proprio come il diabete di tipo 2.
A tal proposito in uno studio è stato visto come 500 mg di estratto di cannella per 12 settimane siano in grado di ridurre i marker di stress ossidativo del 14% in soggetti adulti con prediabete.
Diverse evidenze scientifiche dimostrano come la cannella sia associata ad una potente azione ipoglicemizzante e ad una maggiore sensibilità insulinica. In poche parole, gli antiossidanti presenti in questa spezia possono favorire l’entrata del glucosio nelle cellule dei tessuti periferici in maniera più efficiente.
Il consumo di cannella durante i pasti può rivelarsi utilissimo nel limitare i gravosi picchi iperglicemici post-prandiali. Alcuni studi evidenziano come questa spezia esplichi questo effetto contribuendo a rallentare lo svuotamento gastrico e, di conseguenza, l’entrata in circolo degli zuccheri. Altri lavori, invece, dimostrano come gli antiossidanti della cannella siano in grado di bloccare gli enzimi digestivi del catabolismo dei carboidrati a livello intestinale, riducendone l’entrata in circolo.
In uno studio pubblicato nel 2007 sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition è stato evidenziato come il consumo di circa 6 grammi di cannella associato a quello di una porzione di budino di riso ne riduce significativamente l’impatto glicemico rispetto al solo consumo di budino di riso.
In tutto ciò, il consumo regolare di cannella può influire positivamente sul profilo lipidico, riducendo i livelli di colesterolo totale, di trigliceridi e quelli di lipoproteine LDL, aspetto assolutamente da non sottovalutare soprattutto in soggetti affetti da diabete di tipo 2, riducendo di conseguenza il rischio cardiovascolare.
Addirittura in uno studio del 2010 pubblicato sulla rivista Diabetes Medicine è stato visto come una supplementazione con 2 grammi di cannella per 12 settimane sia associata ad una riduzione significativa non solo di emoglobina glicosilata, ma anche ad una riduzione della pressione sistolica e diastolica in pazienti affetti da diabete di tipo 2.
Esistono piccoli studi in vitro e in vivo che dimostrano inoltre come gli antiossidanti della cannella possano contribuire a ridurre il rischio di Alzheimer, contrastando la formazione delle placche beta-amiloidi tipiche di questa patologie neurodegenerativa.
Sicuramente la cannella non rappresenta una cura o una terapia per il diabete di tipo 2, ma, alla luce delle varie evidenze scientifiche, una spolverata di questa spezia sulle pietanze giornaliere, proprio per la sua potente azione ipoglicemizzante, di certo non guasterebbe, specie in una condizione come il diabete di tipo 2.
Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19571155
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17924872
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19159947
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3767714/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17556692
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10895847