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  • Dott. Daniele Basta

Alimenti ultraprocessati e aumento di peso, connubio sempre più inscindibile


Una delle caratteristiche dell’alimentazione scorretta di oggi è sicuramente il consumo eccessivo di alimenti processati. Prodotti che purtroppo si riscontrano ormai in quasi tutti i reparti dei supermercati moderni, caratterizzati da un’elevata densità energetica, contenenti da elevate quantità di zuccheri aggiunti, di grassi, di sodio, di conservanti e poveri di fibre e di micronutrienti. Si tratta di alimenti come merendine, pizzette, bevande zuccherate (succhi di frutta ad esempio), dolci, creme spalmabili, patatine in busta ecc..


Sono ormai tante le evidenze scientifiche da cui emerge chiaramente la correlazione tra consumo eccessivo e regolare di tali prodotti e sovrappeso, obesità e varie condizioni croniche, ma non si tratta unicamente del contenuto calorico.


In un nuovo lavoro americano molto recente sono stati reclutati 20 adulti con età media di 30 anni e sono stati suddivisi in 2 gruppi: un gruppo ha consumato per due settimane unicamente cibi ultraprocessati e l’altro gruppo ha seguito un regime alimentare caratterizzato dal consumo di alimenti non processati, dunque più naturali. In entrambi i gruppi sono stati eseguiti 3 pasti principali e 2 pasti snack durante l’arco della giornata e, inoltre, i soggetti potevano introdurre quantità libere di tutto, ad libitum.


Dopo due settimane i due gruppi si sono scambiati e quello che aveva consumato roba processata ha iniziato a seguire un regime alimentare caratterizzato da alimenti naturali o minimamente processati, e viceversa.

I risultati, pubblicati sulla rivista Cell, hanno evidenziato che i soggetti sottoposti ad un regime ultraprocessato hanno introdotto in media 500 Kcal in più al giorno rispetto ai soggetti dell’altro gruppo e, in più, hanno aumentato il loro peso di circa 1 Kg in 2 settimane, aumentando la quantità di massa grassa. I soggetti che invece hanno introdotto alimenti non processati hanno perso progressivamente del peso durante le due settimane, circa 0,5 Kg in media, riducendo la quantità di massa grassa, nonostante la totale assenza di restrizione calorica.


Il fatto che le persone del gruppo degli alimenti ultraprocessati avesse consumato più calorie rispetto a quelle dell’altro gruppo può essere dovuta alla natura dei cibi processati, ovvero cibi raffinati, che si consumano più velocemente e che non richiedono neanche molti sforzi da parte dell’organismo per essere digeriti. Ricordo che occorrono almeno 20 minuti prima che il cervello recepisca i primi segnali di sazietà durante un pasto e consumando alimenti processati si introducono inconsapevolmente più calorie nel tempo. Si tratta, inoltre, di prodotti con bassissimo contenuto o del tutto privi di fibre, componente importante nell’indurre il senso di sazietà. Ma in questo studio, tutto ciò era stato previsto, e ai volontari del gruppo di alimenti processati era stato somministrato un integratore a base di fibre, ma senza avere risultati.


Le fibre presenti negli alimenti naturali sono ben diverse dall’integratore contenente fibre: innanzitutto risiedono nella matrice dell’alimento, si complessano ad altre componenti come preziosi antiossidanti e, soprattutto, devono essere masticate per più tempo rispetto a quelle contenuto in un semplice supplemento da sciogliere; già la masticazione rallenta la velocità con cui il cibo viene introdotto durante un pasto e, nel contempo, tramite il rilascio di ormoni a livello gastrico, contribuisce ad indurre prima il senso di sazietà. Tutto ciò non avviene consumando alimenti processati.


Dunque, alla luce di tali evidenze, risulta chiaro quanto sia necessaria una riduzione nel consumo di alimenti ultraprocessati al fine di limitare gli effetti negativi nei confronti della salute. Sarebbe, invece, opportuno consumare alimenti più naturali, o minimamente processati, come cereali integrali, verdura, frutta, legumi, magari sedendosi a tavola con calma e consumando i pasti più lentamente, in modo da introdurre strategicamente meno calorie.

 

Fonti:

https://www.cell.com/cell-metabolism/fulltext/S1550-4131(19)30248-7

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