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  • Dott. Daniele Basta

L'importanza dei carboidrati per gli ormoni femminili


Negli ultimi anni è andata sempre più diffondendosi la moda di diete a basso contenuto o del tutto prive di carboidrati soprattutto in ottica di dimagrimento. Si tratta di regimi alimentari quasi privi di cereali integrali, frutta e legumi, con l’intento di perdere peso velocemente, nonostante in letteratura scientifica le maggiori evidenze dimostrano come alimenti del genere siano associati al mantenimento di un peso in salute, ad un minor rischio di condizioni cardiovascolari e, in generale, ad un minor rischio di mortalità generale. Sebbene possano apportare un’illusoria perdita di peso nel breve termine (dovuta più che altro alla perdita di liquidi), si tratta di regimi insostenibili nel lungo termine che possono avere effetti negativi sui livelli ormonali dell’organismo, soprattutto nelle donne.


Gli ormoni femminili sono particolarmente sensibili all’alimentazione.

Non apportare adeguate quantità di energia e di carboidrati giornalmente può causare un forte squilibrio nel tempo di ormoni sessuali nelle donne, quali l’ormone luteinizzante (LH), l’ormone follicolo-stimolante (FSH), estrogeno, progesterone e testosterone. L’insieme di questi ormoni e il loro corretto funzionamento è fondamentale per gli efficienti processi riproduttivi. Alcuni di questi ormoni sono prodotti nell’ipotalamo e nell’ipofisi a livello cerebrale. Queste ghiandole lavorano in combinazioni con quelle surrenali formando l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene nel regolare funzioni come tono dell’umore, risposta allo stress, libido, digestione, metabolismo e livelli di energia. L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, in tutte le sue componenti, sono molto sensibili a fattori come stress e alimentazione. In particolare, riguardo a quest’ultimo aspetto, regimi alimentari restrittivi e a basso tenore di carboidrati, quindi con livelli molto scarsi di energia disponibile per l’organismo, possono influire negativamente causando amenorrea (assenza del ciclo mestruale) e problemi di fertilità.


In un lavoro del 2003 pubblicato sulla rivista Epilepsia condotto su donne con età compresa tra i 12 e i 19 anni che seguivano un regime alimentare chetogenico (a bassissimo tenore di carboidrati) è emerso come le disfunzioni mestruali e l’amenorrea fossero tra i più comuni effetti collaterali.

Inoltre, lo squilibro ormonale nelle donne causato da livelli energetici scarsi, tipici di regimi alimentari quasi privi di carboidrati, nel tempo può essere associato ad una ridotta densità ossea, a maggiori livelli di infiammazione, problematiche cardiovascolari, insonnia, cattivo umore e maggior rischio di accumuli lipidici (specie a livello addominali).


Non introdurre sufficienti quantità di carboidrati nelle donne (ma anche negli uomini) è associato a maggiori livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, in grado di influire negativamente sul corretto funzionamento dell’ipofisi, peggiorando di conseguenza la situazione.


Carboidrati e gli ormoni della fame

Regimi alimentari a basso contenuto di carboidrati sono associati ad una riduzione dei livelli circolanti di leptina. La leptina è un ormone rilasciato dalle cellule adipose in grado di inibire il senso di sazietà e di regolare il bilancio energetico dell’organismo. Ridotti livelli circolanti di leptina nel tempo sono associati non solo ad un aumentato senso di fame, ma anche ad amenorrea. Evidenze dimostrano, infatti, come nel mantenere la regolarità del ciclo mestruale siano necessari livelli adeguati di leptina in circolo.


Carboidrati e ormoni tiroidei

Diete a basso tenore di carboidrati possono influire sulla corretta funzionalità degli ormoni tiroidei, coinvolti in numerosi processi metabolici e fisiologici dell’organismo. In particolare la produzione degli ormoni tiroidei quali tirossina (T4) e triiototironina (T3) è particolarmente sensibile ai livelli di energia disponibile in circolo e all’introduzione di carboidrati. Vari studi dimostrano come i livelli di T3 si riducano drasticamente in donne seguendo diete a basso contenuto di carboidrati e altrettante evidenze dimostrano come tale riduzione sia facilmente ripristinabile consumando maggiori quantità di carboidrati. Tra le conseguenze negative associate a bassi livelli di T3 in circolo nel tempo ricordo bassa concentrazione, cattivo umore e aumento di peso.


Quanti carboidrati introdurre?

La quantità può variare da persona a persona a seconda della composizione corporea, dello stile di vita, delle condizioni fisiopatologiche, tuttavia esistono delle situazioni che richiedono un apporto superiore rispetto alla norma come nel caso di donne sportive, in gravidanza o allattamento.


Dunque, è necessario prestare molta attenzione al regime alimentare a basso tenore di carboidrati e alle conseguenze che questo può avere nel tempo sullo squilibrio ormonale delle donne. Un regime alimentare sano ed equilibrato comprende quantità adeguate di carboidrati derivanti preferibilmente da cereali integrali, legumi, frutta e verdura, il cui introito è associato non solo al mantenimento di un peso in salute, ma anche ad un ridotto rischio di condizioni croniche e di mortalità in generale.


 

Fonti:

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/0026049578901373

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