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  • Dott. Daniele Basta

Il frutto che può contribuire a prevenire e combattere l'Alzheimer e il declino cognitivo


Sono sempre più numerose le evidenze scientifiche che mostrano come i mirtilli siano delle vere e proprie mini-bombe di antiossidanti, quei composti fondamentali nel combattere lo stress ossidativo, meccanismo alla base dell’insorgenza delle patologie e dell’invecchiamento. Non è un caso che negli ultimi anni ne è stata incrementata notevolmente la produzione in tutto il mondo. Oltre al contenuto di fibre, di Vitamina A, di Vitamina C, di potassio e di folato, i mirtilli sono una ricchissima fonte di antiossidanti, tra cui soprattutto di ANTOCIANINE, composti che conferiscono a questo frutto il tipico colore blu-viola.


Avrete sicuramente letto altre volte sui miei post riguardo a questo particolare tipo di antiossidanti, dato che si trovano in altri alimenti come riso rosso, melanzane, uva rossa, cavolo viola, broccolo viola, ecc., che spesso ho utilizzato nei piatti che ho pubblicato….ma rispetto a tutti questi alimenti, i mirtilli ne contengono quantità molto più elevate e, come se non bastasse, ne presentano all’interno ben 26 differenti tipi.



La straordinaria capacità antiossidante di questo frutto è stata attribuita soprattutto alla presenza ingente di antocianine e sono diversi gli studi condotti nell’ultimo decennio che hanno associato il loro consumo ad una maggiore protezione nei confronti di patologie cardiovascolari, come aterosclerosi e infarto, di alcune forme di patologie tumorali e soprattutto di patologie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, che sono in forte aumento nei paesi occidentali. Per quanto riguarda quest’ultime, il primo studio ad evidenziare gli effetti benefici dei mirtilli nei confronti del declino neuro-cognitivo, risale al 1999, fu pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience e fu condotto su modelli animali. Da allora seguirono altri diversi lavori con risultati abbastanza positivi al riguardo. Un altro lavoro del 2011 ha evidenziato come un’alimentazione ricca di mirtilli contribuisca in uno e in due mesi a prevenire e addirittura a fermare il declino cognitivo della memoria in topi di laboratorio; sorprendentemente i topi che seguivano questo tipo di alimentazione per due mesi dimostravano migliori performance cognitive, che rimanevano inalterate anche ritornando a mangiare normalmente nel mese successivo …da non credere.


La maggior parte degli studi sono stati condotti su linee cellulari in laboratorio o in modelli animali, ma pochi giorni fa un gruppo di ricercatori della university of Cincinnati ha reso noti alla conferenza internazionale dell’American Chemical Society, i risultati di uno studio clinico effettuato di recente proprio sull’effetto benefico dei mirtilli nei confronti della protezione da patologie neurodegenerative. Il lavoro ha coinvolto 47 adulti con età media di 67 anni con un lieve declino cognitivo, ad alcuni dei quali sono stati somministrati 100 grammi di mirtilli al giorno per 16 settimane, mentre ad altri semplicemente un composto placebo.


I risultati, non deludendo le aspettative, hanno evidenziato come coloro che hanno consumato i mirtilli hanno dimostrato migliori capacità cognitive, migliore memoria e una migliore attività cerebrale, valutata attraverso la risonanza magnetica funzionale…niente male.


Sicuramente uno studio con un buon impatto clinico rilevante e con risultati significativi che conferma il potenziale effetto benefico dei mirtilli nei confronti delle patologie neurodegenerative.

E pensare che tali effetti dei mirtilli sulle funzioni cognitive erano stati evidenziati lo scorso anno in un altro studio condotto dai ricercatori della University of Rerading, anche su bambini di scuola elementare che dopo aver consumato una bevanda a base di succo di mirtillo concentrato riuscivano ad ottenere migliori funzioni cognitive e migliore apprendimento. Sarebbe opportuno che gli studi in futuro focalizzassero maggiormente l'attenzione su queste proprietà importantissime dei mirtilli nei confronti delle funzioni cognitive, in modo anche da implementare le attuali terapie farmacologiche nei confronti delle patologie neurodegenerative.


Fonti:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12793519

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10479711

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2850944/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21168307

http://www.acs.org/content/acs/en/pressroom/newsreleases/2016/march/blueberries.html

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