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  • Dott. Daniele Basta

Lo straordinario effetto dei probiotici contro nei confronti dell'Alzheimer


Le ricerche scientifiche dell’ultimo decennio hanno evidenziato il ruolo importantissimo del microbiota intestinale nei confronti della salute dell’organismo, tanto da essere considerato un vero e proprio organo. Addirittura è stato evidenziato scientificamente come alterazioni della microflora intestinale siano associate a modificazioni metaboliche, un’aumentata permeabilità intestinale e a maggiori livelli d’infiammazione nell’intero organismo, fattori in grado di favorire o di peggiorare potenziali patologie croniche come obesità, diabete, patologie autoimmuni e anche patologie neurodegenerative.


Per quanto riguarda quest’ultime, sicuramente l’Alzheimer è tra quelle maggiormente diffusa nelle società occidentali e tra le cause riconosciute, oltre ai fattori genetici, sono presenti quelli ambientali, rappresentati da abitudini alimentari, stile di vita e attività fisica.


Ora vi starete sicuramente domandando cosa c’entrino i nostri batteri amici con l’insorgenza o con il trattamento di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer. Intestino e cervello, due mondi diametralmente opposti, eppure cosi vicini.

Infatti, come evidenziano ricerche recenti, esiste una vera e propria comunicazione tra Sistema Nervoso e microbiota intestinale, tanto che è emersa una significativa correlazione tra alterazioni della microflora, che prendono il nome di disbiosi, e condizioni patologiche del Sistema Nervoso, tra cui disturbi psichici e patologie neurodegenerative.


A tal proposito in un recente studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience, è stato dimostrato come un’integrazione di probiotici per 3 mesi da parte di soggetti affetti da Alzheimer sia associata ad un miglioramento significativo delle funzionalità cognitive e di memoria.


In particolare, i partecipanti allo studio, 52 uomini e donne con età compresa tra i 65 e i 95 anni e con diagnosi di Alzheimer, sono stati suddivisi in maniera casuale in due gruppi separati: uno ha consumato 200 ml di normalissimo latte giornalmente per 3 mesi, mentre l’altro ha bevuto la stessa quantità di latte, ma addizionata di probiotici quali Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus casei, Lactobacillus fermentum e Bifidobacterium bifidus. Le funzioni cognitive sono state monitorate durante i 3 mesi e valutate attraverso la scala internazionale MMSE (Mini-Mental State Examination), tipica nell’esaminare questo tipo di analisi nei soggetti affetti da Alzheimer.


I risultati hanno evidenziato come, rispetto a coloro che hanno consumato il latte normale, i soggetti che invece hanno introdotto i probiotici hanno mostrato funzionalità mentali e cognitive decisamente maggiori. È stato visto infatti come questi ultimi hanno presentato un aumento medio MMSE da 8.7 a 10.6 nei soli 3 mesi d’integrazione, mentre nei soggetti consumatori di latte normale il valore si è ridotto da 8.5 di partenza a 8.0.

Questo è il primo studio clinico che dimostra l’importanza dell’integrazione con probiotici nei confronti di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, confermando ciò che era stato evidenziato in studi su modelli animali qualche anno fa, nei quali era emersa l’alterazione del microbiota stesso in condizioni patologiche neurodegenerative simili.

I benefici apportati dai probiotici sono riconducibili a veri e propri cambiamenti metabolici e non è affatto un caso che, nello stesso studio, sono stati registrati anche migliori profili lipidici, con una riduzione dei livelli di trigliceridi e delle lipoproteine LDL (colesterolo cattivo), una diminuzione dei marker infiammatori, come la proteina C reattiva, e una significativa riduzione di insulino resistenza.

Dunque evidenze importantissime che mettono in risalto ancora una volta e confermano il ruolo deil microbiota intestinale nel nostro organismo e l’importanza che riveste in condizioni patologiche neurodegenerative come l’Alzheimer.

 

Fonti:

http://journal.frontiersin.org/article/10.3389/fnagi.2016.00256/full

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