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  • Dott. Daniele Basta

Gli effetti dei dolcificanti artificiali sul microbiota intestinale



Nel 1998 la Food and Drug Administration ha approvato per la prima volta l’utilizzo del sucralosio (per gli amici chicmici 1,6-dicloro-1,6-dideossi-β-D-frutto-furanosil,4-cloro-4-deossi-α-D-galattopiranoside), un dolcificante artificiale nato per addolcire bevande e dolci senza avere effetti sui livelli glicemici come il convenzionale saccarosio. Dalla sua introduzione questo dolcificante artificiale è stato inserito in creme spalmabili, marmellate, bevande, dolci, ecc.. e il suo consumo si è diffuso velocemente nelle realtà occidentali. Dal 2006, tuttavia, iniziarono a nascere le prime perplessità su qualche effetto negativo associato a questo dolcificante. Proprio in quell’anno veniva pubblicato un lavoro sulla rivista Headache che evidenziava l’associazione tra sucralosio e mal di testa in soggetti particolarmente suscettibili.


Ma all’epoca non si diede tanta importanza a tutto ciò, in quanto l’attenzione era maggiormente focalizzata sui potenziali benefici associati all’utilizzo di questo dolcificante nel sostituire lo zucchero alla luce dei crescenti tassi di obesità e soprattutto di diabete di tipo 2.


In effetti l’obiettivo principale di tutti i dolcificanti artificiali è stato, sin dall’inizio, quello di conferire sapore dolce senza gravare sulle calorie e soprattutto sui livelli glicemici, ma forse non è andata proprio così. Vari studi epidemiologici hanno evidenziato come il consumo di dolcificanti artificiali presenti nelle bevande fosse associato a un maggior rischio di obesità, diabete di tipo 2 e di sindrome metabolica. Si tratta comunque di studi osservazionali, nei quali non è presente la correlazione causa-effetto….fino al 2013.


In quest’ultimo anno è stato pubblicato un lavoro su Diabetes Care nel quale veniva evidenziato come il sucralosio fosse in grado di influire sulla risposta glicemica e soprattutto su quella insulinica post-carico di glucosio in soggetti obesi che non facevano uso di dolcificanti artificiali.


Il fatto che il sucralosio fosse associato ad una maggiore risposta insulinica ha lasciato ipotizzare come potesse influire significativamente sull’insulino-resistenza nei soggetti obesi o in sovrappeso.

Da qui si originarono i primi dubbi sul fatto che il sucralosio non intaccasse la risposta glicemica e quella insulinica. Da studi iniziali su questo dolcificante era emerso come il sucralosio non venisse assorbito a livello intestinale, ma rimaneva li per poi essere eliminato attraverso le feci. Ma proprio la permanenza nel lume intestinale, senza essere assorbito, permette al sucralosio di interagire con la microflora batterica intestinale.


In un lavoro pubblicato su Nature nel 2014 è stato evidenziato come saccarina, sucralosio e asparame fossero in grado di promuovere intolleranza al glucosio alterando il microbiota intestinale, dunque in maniera indiretta rispetto al convenzionale saccarosio.

Le risposte glicemiche dopo pochi giorni dall’utilizzo dei dolcificanti si sono rivelate superiori alla norma a causa di un’alterazione della microflora intestinale.

Gli stessi effetti sul microbiota intestinale sono stati evidenziati con l’acesulfame-k, un altro dolcificante utilizzato soprattutto nelle bevande “light”.


Studi degli ultimi 20 anni hanno evidenziato come la disbiosi intestinale, ovvero alterazione nella composizione e nella diversità del microbiota intestinale, sia associata a varie condizioni croniche. Molti ricercatori e autorità scientifiche ritengono che i cambiamenti indotti sulla microflora intestinale dall’utilizzo massivo di dolcificanti artificiali possa aver spianato la strada a condizioni croniche moderne come diabete e patologie cardiovascolari, oltre che alle patologie infiammatorie croniche intestinali., come sindrome dell’intestino irritabile, morbo di Crohn o rettocolite ulcerosa.


Proprio le patologie croniche intestinali, nelle quali la disbiosi è una fattore cruciale, sono sempre più diffuse nella società moderna ed è curioso notare come vari studi epidemiologici hanno evidenziato un notevole incremento di tali condizioni in vari Paesi, tra cui Canada, Stati Uniti, Cina, Norvegia, ecc., in seguito all’approvazione dell’uso industriale di dolcificanti artificiali proprio come il sucralosio.



Tuttavia, come dimostra qualche evidenza scientifica, interrompere l’utilizzo di questi dolcificanti artificiali può ripristinare l’equilibrio della flora intestinale nel giro di qualche settimana.


Dunque se da una parte è bene limitare fortemente il consumo di zuccheri aggiunti, che ormai ritroviamo ovunque negli prodotti iperprocessati moderni, è importante non sostituirli attraverso un consumo massivo di dolcificanti artificiali che potrebbero avere effetti negativi a lungo andare sulla microflora intestinale con ripercussioni sulla salute dell’organismo.

 

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