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  • Dott. Daniele Basta

Gli energy drink "mettono le ali" veramente? E a quale prezzo?

Sin dalla loro introduzione sul mercato negli anni 60’, oggi gli energy drink rappresentano bevande sempre più diffuse, soprattutto tra i giovani e gli adulti. Ne esistono più di 200 varietà in vendita, anche se sono poche le marche che dominano il mercato mondiale, il cui valore è superiore a 40 bilioni di dollari, numeri veramente enormi. Alla luce di questo enorme consumo è importante indagare sui potenziali effetti negativi associati al consumo di queste bevande, che spesso reclamizzano una maggiore concentrazione e una maggiore responsività fisica. Tra le infinite bevande energetiche presenti sul mercato, la Red Bull è quella maggiormente studiata.


In un lavoro del 2014 pubblicato sulla rivista European Journal of Nutrition è stato evidenziato come il consumo di una lattina di Red Bull, confrontata con un bicchiere di acqua, sia in grado di aumentare significativamente la pressione sistolica, la pressione diastolica e il battito cardiaco nei 90 minuti in seguito al consumo.


Ma l’aumento di pressione non è una caratteristica tipica della Red Bull, in quanto riguarda anche le altre marche di bevande energetiche, come è stato evidenziato in un lavoro di meta-analisi del 2016 pubblicato sulla rivista The Annals of Pharmacotherapy. In quest’ultimo lavoro è evidenziato come il consumo di bevande energetiche è associato in media ad un aumento di 3-4 punti della pressione ematica.


Tutto questo potrebbe sembrare una banalità, ma in realtà non lo è affatto. Farmaci e integratori sono stati scartati dal mercato proprio per l’effetto collaterale di aumento della pressione ematica. Addirittura in un lavoro di meta-analisi, pubblicato su The Lancet nel 2002, condotto su 1 milione di persone è stato visto come un aumento di 3-4 punti della pressione sistolica è associato al 20% in più di rischio di infarto e al 12% in più di cardiopatia ischemica a livello di popolazione. È bene prendere in considerazione in quest’ottica il consumo regolare e a lungo termine di energy drink sulla salute cardiovascolare.


Potrebbe tutto questo essere riconducibile alla sola presenza di caffeina?


Probabilmente no, visto che una lattina di Red Bull contiene la caffeina presente circa in una tazzina di caffè espresso. Probabilmente si tratta di un effetto sinergico tra i componenti contenuti all’interno di questa bevanda.


Infatti, in uno studio abbastanza recente pubblicato sulla rivista Journal of the American Heart Association, è stato visto come il consumo di circa 1 L di energy drink sia associato a cambiamenti significativi nei confronti dell’attività elettrica cardiaca e nei confronti della pressione sanguigna rispetto al consumo di altre bevande contenenti lo stesso quantitativo di caffeina.


Il lavoro è stato condotto su 18 giovani partecipanti sani che sono stati divisi in due gruppi: uno ha consumato circa 1 L di un famoso Energy drink commerciale e il secondo ha consumato invece una bevanda con lo stesso quantitativo di caffeina, ovvero circa 320 mg. Dopo sei giorni i due gruppi si sono invertiti. In seguito al consumo delle bevande è stato eseguito un elettrocardiogramma ed è stata valutata la pressione sanguigna centrale e quella brachiale.


In entrambi gruppi è stato registrato un aumento della pressione sanguigna, ma con la sola differenza che in coloro che avevano consumato gli Energy drink, i valori rimanevano elevati anche dopo 6 ore dal consumo della bevanda...ma non solo.


I risultati hanno evidenziato anche come coloro che avevano consumato l’energy drink mostravano un intervallo QT maggiore di 10 millisecondi rispetto a coloro che avevano consumato le bevande con sola caffeina.

Questo intervallo corrisponde al tempo impiegato dai ventricoli a ripolarizzarsi e a contrarsi nuovamente e, alterazioni di questo tipo possono essere causa di aritmie….e pensare già variazioni di 6 millisecondi dell’intervallo QT sono riportate tra gli “effetti collaterali” di molti farmaci. Tuttavia evidenze scientifiche dimostrano come il prolungamento dell’intervallo QT sia un marcatore riconosciuto di aumentato rischio di aritmie fatali. Esiste anche una sindrome da QT lungo, che colpisce 1 su 2000 persone, una condizione silente che il consumo di energy drinks potrebbe smascherare con effetti anche fatali.


Un consumo regolare di Energy drink può essere associato nel tempo ad un’alterazione della corretta funzionalità endoteliale delle arterie.


In un lavoro pubblicato nel 2017 sulla rivista World Journal of Cardiology è stato visto come il consumo di una lattina grande di Monster, una nota tipologia di energy drink, fosse associata ad una riduzione della dilatazione flusso mediata dopo soli 90 minuti dal consumo della bevanda.

Esistono benefici associati al consumo di Energy Drink?


Non esistono prove scientifiche a sufficienza per poter affermare che il consumo di energy drink sia associato a particolari benefici nei confronti della salute, anche negli sportivi, che in tantissimi consumano regolarmente questo tipo di bevande.


Anzi in alcuni lavori è stato visto come oltre a non avere effetti sulla performance, il consumo di bevande energetiche prima di un esercizio fosse associato nel post ad aumentati livelli di marker infiammatori quali interleuchina-6, lattato e monociti, rispetto al consumo di una bevanda con acqua, zucchero e caffeina,


A differenza degli energy drink, ad esempio, molte più evidenze scientifiche dimostrano l’effetto benefico sulla performance (oltre che sulla salute cardiovascolare) associato al consumo di verdura ricca di nitrati, come barbabietole rosse, spinaci, o di alimenti come il cioccolato fondente. Una differenza sostanziale è che mentre le bevande energetiche sono associate ad un aumento della pressione, invece le verdure a foglia sono associate ad una diminuzione della pressione, grazie alla presenza di nitrati con conseguente aumento della biodisponibilità di Ossido Nitrico, un composto potente vasodilatatore associato anche ad una migliore ossigenazione tissutale, ad una migliore circolazione e, nel complesso, a migliori prestazioni atletiche.



Alla luce di tali evidenze scientifiche, è importante ridurre il consumo irresponsabile di queste bevande non solo da parte di giovani e adulti sani, ma soprattutto da parte di coloro con familiarità per patologie cardiovascolari e ipertensione.

 

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27633110

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24474552

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27340146

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5329743/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22704863

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18595815

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