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Dott. Daniele Basta

Perché alcuni vegani e vegetariani presentano un maggiore rischio di ictus rispetto agli onnivori?


È noto agli storici come Leonardo da Vinci ebbe un ictus con conseguente emiparesi, ovvero una semi-paralisi della parte destra dell’organismo che contraddistinse gli ultimi 5 anni della sua vita. È altrettanto noto come fosse vegetariano, non consumava carne, proprio per l’amore che aveva nei confronti degli animali.



Un tipo di alimentazione la sua associata, come dimostrano varie evidenze scientifiche, ad un migliore profilo lipidico e a benefici cardiovascolari. Tuttavia Leonardo Da Vinci fu colpito da un ictus e sia storici che scienziati si sono sempre domandati come mai, nonostante questo regime dalle note proprietà cardioprotettive, avesse avuto tale complicazione cardiovascolare. Si è pensato alla possibile introduzione di grassi saturi vegetali, componenti tipici dell’olio di cocco, e all’aumento del rischio cardiovascolare, ma le evidenze erano inconsistenti. Piuttosto l’attenzione è stata focalizzata sul potenziale deficit di Vitamina B12 e le conseguenze sui livelli di omocisteina. Il suo ictus potrebbe essere stato causato da un aumento dei livelli di omocisteina per via del prolungato deficit di vitamina B12.


In assenza di un'integrazione adeguata, l’introito di vitamina B12 risulta molto basso nei soggetti vegetariani e del tutto assente nei soggetti vegani.

Le conseguenze associate al deficit di questa vitamina spiccano problemi cognitivi, apatia, stanchezza, debolezza muscolare, anemia megaloblastica, ma anche iperomocisteinemia.


Livelli elevati di omocisteina ematica possono rappresentare un fattore di rischio per l’ictus. Ho utilizzato la parola “possono” in quanto l’associazione tra iperomocisteinemia e rischio cardiovascolare non è ancora del tutto chiara in letteratura scientifica e talvolta è controversa. Tuttavia ci sono evidenze scientifiche che dimostrano la correlazione tra coloro che hanno livelli elevati in circolo di questo amminoacido e maggiore aterosclerosi.


Da un punto di vista genetico livelli elevati di omocisteina possono essere causati dalla mutazione del gene MTHFR (Metilene-tetraidrofolato reduttasi) che codifica per un enzima necessario alla metilazione, un processo metabolico importantissimo coinvolto nella riparazione del DNA, nell’espressione genica, nello smaltimento dell’omocisteina e fondamentale nel convertire sia folati che acido folico (entrambe forme della vitamina B9), nella forma bioattiva utilizzabile dal nostro organismo, ovvero il 5-metil-tetraidrofolato. Il 10% della popolazione mondiale è affetto da mutazioni di questo gene con conseguenti aumentati livelli di omocisteina.


I soggetti vegetariani e soprattutto quelli vegani per il consumo assente di carne e pesce sono a rischio deficit di vitamina B12, iperomocisteinemia e maggior rischio di ictus.


In un lavoro pubblicato sulla rivista British Medical Journal nel 2019, nel quale è stata analizzata l’associazione tra rischio cardiovascolare e vari tipi di regime alimentare su oltre 45.000 soggetti, è stato evidenziato come se da una parte i vegetariani e i consumatori di pesce avessero un rischio di cardiopatia ischemica inferiore rispetto ai mangiatori di carne, dall’altra è emerso come i vegetariani avessero il 20% di rischio in più di ictus rispetto ai consumatori di carne.



Non c’è da meravigliarsi di questo risultato visto che quasi un quarto dei vegetariani e circa tre quarti dei vegani partecipanti allo studio presentassero livelli insufficienti di vitamina b12, riflettendosi in livelli significativamente elevati di omocisteina.


Da qui l’importanza da parte dei soggetti vegetariani e soprattutto vegani di integrare adeguatamente con un supplemento di B12 la propria dieta o di consumare prodotti fortificati industrialmente con l’aggiunta di questa vitamina come cereali o bevande vegetali.

In un lavoro del 2012 pubblicato sulla rivista Journal of Nutrition, health and aging è stata valutata l’importanza della supplementazione per almeno 3 mesi con vitamina b12 in soggetti vegetariani da almeno 6 anni. I risultati hanno evidenziato come l’integrazione con questa vitamina fosse associata a migliore funziona arteriosa e meno livelli di aterosclerosi nei soggetti particolarmente carenti.


Sfortunatamente molti vegetariani restano contrari all’idea di supplementare il proprio regime con integratori, convinti della falsa credenza che il deficit di vitamina b12 sia un evento raro o sicuri che il consumo di soli uova e formaggi possa essere sufficiente per soddisfare i fabbisogni di questa vitamina, pagandone poi le conseguenze in termini di rischio cardiovascolare.


Proprio per questo motivo reputo importante essere seguiti da un professionista nell’intraprendere un regime alimentare di questo tipo per evitare di incorrere in pericolosi deficit, proprio come quello della vitamina B12.

 

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