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  • Dott. Daniele Basta

Proteine animali a volontà? Questi gli effetti sull'ormone dello stress e sul testosterone


L’alimentazione in gravidanze è un fattore in grado di influire sullo sviluppo fetale e, nella vita adulta, sul rischio di patologie croniche non comunicabili, associate ad un eccesso di massa grassa. In particolare, per quanto riguarda l’apporto proteico nelle donne in gravidanza, è stato visto come sia regimi alimentari a basso contenuto di proteine che quelli ad alto contenuto di proteine, specie di origine animali, sono associati ad effetti negativi nei confronti del nascituro.


In un lavoro di più di 40 anni fa pubblicato su Pediatrics fu valutata l’importanza della quantità e della qualità dell’apporto proteico su donne in gravidanza della comunità di Harlem (New York). Le donne furono divise in 3 gruppi: quelle del primo gruppo consumavano 40 g di proteine animali in più rispetto alla loro dieta abituale; quelle del secondo 6 g di proteine animali in più; quelle del terzo gruppo continuavano a seguire il regime alimentare di sempre.


Il gruppo caratterizzato da un maggiore apporto di proteine animali presentò un maggiore tasso di nascite premature, maggior numero di morti neonatali e maggior presenza di ritardo nella crescita fino a 37 settimane di gestazione.


Un apporto proteico eccessivo da fonti animali durante la gravidanza è associato anche ad un maggior rischio di sovrappeso e obesità da parte dei bambini in futuro.


In un lavoro del 2014 pubblicato sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition è stato evidenziato come un elevato apporto proteico durante la gravidanza fosse associato ad un maggior rischio di sovrappeso.

Ma non solo, un apporto proteico animale elevato nelle donne incinta è associato anche ad un maggior rischio di ipertensione nel neonato.


Uno studio scozzese del 2001, pubblicato sulla rivista Hypertension, ha evidenziato come presentassero una maggiore pressione sanguigna sia donne che uomini le cui madri seguivano un regime alimentare iperproteico, caratterizzato da un elevato consumo di proteine di origine animale.


Ancora i meccanismi certi alla base dell’associazione consumo elevato di proteine animali – sovrappeso – obesità – ipertensione non sono ancora conosciuti. È stato ipotizzato il ruolo dell’ormone IGF-1, un noto fattore di crescita che aumenta in seguito al consumo di proteine animali, o al cortisolo, il famoso ormone dello stress, la cui secrezione aumenta in seguito al consumo di proteine animali.


Si sa ormai dagli anni 80’ come il consumo di proteine animali sia associato ad una secrezione aumentata di cortisolo. Se siete stressati, forse non conviene abbuffarsi di carne o di pasti ricchi di proteine animali.

In un lavoro del 1981, pubblicato sulla rivista Metabolism, è stata valutata la secrezione di cortisolo e ACTH in 52 volontari, in seguito al consumo di pasti differenti: pasti ricchi di grassi, pasti ad elevato contenuto di carboidrati, pasti ricchi di proteine. In seguito al consumo di pasti iperproteici (4 g/ Kg) sia il cortisolo che l’ACTH hanno mostrato un notevole aumento dopo 30 e dopo 60 minuti dal pasti. Lo studio conclude affermando che le proteine influiscono notevolmente sul rilascio di cortisolo nell’organismo.


In un altro studio del 99’ è stato valutato l’effetto del consumo di pasti iperproteici sui livelli di cortisolo salivare. I risultati, pubblicati sulla rivista Psychosomatic Medicine, hanno evidenziato come un pasto ricco di proteine, soprattutto di origine animale, fosse associato ad un aumento significativo dei livelli di cortisolo salivare. Cosa che, invece, non si verificava in seguito al consumo di un pasto ricco di carboidrati di origine vegetale, come dell’orzo o della verdura. Nello stesso lavoro è emerso anche come questo ormone poi influisse anche sulla scelta degli alimenti, sulle funzioni cognitive e sulla composizione dei pasti.


Nella tipica alimentazione occidentale si consumano quantità eccessive di proteine animali e tutto questo potrebbe influire sui livelli di cortisolo circolanti che, come dimostrano evidenze scientifiche, cronicizzando possono aumentare il rischio di ipertensione, ipercolesterolemia e iperinsulinemia.

La composizione dei pasti in proteine e carboidrati può influire non solo sui livelli di cortisolo, ma anche su quelli di testosterone.

In uno studio del lontano 87’ è stato valutato l’impatto, a parità di calorie, di pasti iperproteici o ricchi in carboidrati in soggetti sani. I risultati pubblicati su Life Science, hanno evidenziato come dopo 10 giorni di pasti iperproteici i livelli di cortisolo risultavano aumentati e quelli di testosterone ridotti. Al contrario, nei 10 giorni caratterizzati da pasti ricchi di carboidrati come riso, verdura e legumi, i livelli di cortisolo risultavano ridotti e quelli di testosterone aumentati.


Da questo studio si evince un altro grande esempio riguardo all’importanza della composizione dei pasti sull’impatto ormonale dell’organismo.


Questo avviene anche nei più competitivi bodybuilders. In un lavoro pubblicato sulla rivista International Journal of Sports Physiology and Performance del 2013 è emerso come nel mese precedente alla competizione, caratterizzato da un regime alimentare iperproteico, i livelli di testosterone calano addirittura del 75%...ovviamente senza l’uso di steroidi anabolizzanti.


L’associazione elevato introito di proteine animali e riduzione dei livelli di testosterone potrebbe avere varie ripercussioni sulla popolazione maschile sia per quanto riguarda la fertilità e sia per quanto riguarda aumento di peso e obesità.

I livelli di cortisolo, inoltre, in aumento in seguito al consumo cronico di quantità elevate di proteine animali, potrebbero avere ripercussioni negative sulle donne in gravidanza. Il cortisolo, in circolo, può influire sullo sviluppo fetale e sui livelli di cortisolo in età adulta.


Pensate che in uno studio del 2003 pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Endocrinolgy metabolism è stato evidenziato come proteine animali introdotte in quantità elevate da parte della madre, possono avere ripercussioni sui livelli di cortisolo 30 anni dopo nell’organismo del figlio.


E, ovviamente, tutto questo può avere conseguenze negative anche sul peso, con aumentato rischio di obesità in futuro. Uno studio del 2014 evidenzia, appunto, l’associazione tra consumo elevato di proteine animali e maggior rischio di sovrappeso dei relativi figli.

Il consiglio, dunque, che scaturisce da queste evidenze scientifiche è quello di limitare il consumo di proteine animali, derivanti da carne, formaggi, uova, pesce, che nell’alimentazione tipica occidentale sicuramente non scarseggiano e aumentare quello di proteine da fonti vegetali come verdura, legumi, cereali integrali, in modo da trarne i migliori benefici sia da un punto di vista ormonale che ai fini del mantenimento di un peso in salute.

 

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6988785

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6270500

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25099541

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11751704

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10204975

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3573976

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12915635

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23412685

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