Ad oggi, sono più di 5000 gli studi pubblicati in letteratura scientifica sulla curcumina, il composto bioattivo contenuto nella curcuma, la nota spezia di origine indiana dal colore giallo intenso. Diverse evidenze scientifiche mostrano come questo composto sia associato a notevoli proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antitumorali e possa contribuire nel prevenire e combattere differenti tipi di patologie, tra cui quelle neoplastiche appunto. Gli studi presenti in letteratura hanno valutato l'efficacia di questa spezia, testando quantità di curcuma che variano dalla sedicesima parte di un cucchiaino da tè fino a due cucchiaini da tè e, nonostante siano stati rilevati pochi effetti collaterali di rilievo ad alte dosi, come ad esempio un'aumentata acidità gastrica, proprio per i potenti effetti simil-farmacologici di questa spezia è sempre meglio non consumare più di un quarto di cucchiaino da tè al giorno (che rappresenta, inoltre, la quantità consumata mediamente in India nelle ricette tipiche del paese asiatico).
MA CHI DOVREBBE PRESTARE ATTENZIONE AL CONSUMO DI CURCUMA?
Innanzitutto dovrebbero evitarne il consumo i soggetti che soffrono di calcoli biliari, in quanto la curcuma potrebbe avere effetti negativi al riguardo. È stato visto, infatti, che questa spezia è un agente colecistocinetico, nel senso che promuove la contrazione della cistfellea evitando il ristagno di bile all'interno.
Studi attraverso gli ultrasuoni, hanno dimostrato come un quarto di cucchiaino da tè di questa spezia è in grado di svuotare letteralmente circa metà del contenuto di bile all'interno della cistfellea.
Questo può essere positivo nel prevenire la formazione di calcoli biliari, ma estremamente negativo nel caso si fosse già in presenza di questa condizione, in quanto potrebbe decisamente peggiorare le cose.
Un eccessivo consumo di curcuma può contribuire, specie nei soggetti con familiarità, ad aumentare il rischio di calcoli renali. Questa spezia, infatti, è ricchissima di ossalati, composti in grado di legare il calcio e causare la formazione dei più tipici dei calcoli renali, ovvero gli ossalati di calcio insolubili, responsabili appunto del 75% di tutti i casi. Dunque chi è predisposto alla comparsa di calcoli renali dovrebbe limitare il consumo di questa spezia.
La curcuma possiede potenti effetti anti-coagulanti che potrebbero avere effetti negativi e interagire con alcuni farmaci come la semplice aspirina o il Coumadin, incrementandone gli effetti anti-aggreganti e anti-coagulanti. È importante evitarne il consumo in caso di eventuali interventi chirurgici poiché potrebbe aumentare il rischio di emorragie.
Nelle donne in gravidanza è sconsigliato il consumo di questa spezia in quanto è in grado di stimolare le contrazioni uterine. Dosi eccessive potrebbero causare contrazioni premature a livello uterino, portando nel peggiore dei casi ad aborto spontaneo.
Questi sono alcuni esempi di come questa spezia dagli innumerevoli effetti positivi possa avere in alcuni casi altrettanto potenti effetti collaterali, che potrebbero peggiorare e aggravare una condizione fisiopatologica preesistente. Proprio per questo motivo è sempre bene parlarne con il vostro medico e con il vostro nutrizionista di fiducia prima di introdurla nella vostra alimentazione giornaliera.
Fonti:
https://nutritionj.biomedcentral.com/articles/10.1186/1475-2891-14-7
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22887802
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10102956
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12495265
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22492273
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10902065