Il tè verde rappresenta una bevanda dalle numerose proprietà benefiche nei confronti della salute. Gli studi negli ultimi hanno focalizzato l’attenzione su questa bevanda evidenziando la potenziale attività antinfiammatoria e antitumorale conferita dalle catechine contenute al suo interno, composti dal forte potere antiossidante. Proprio per i suoi effetti benefici, è divenuto ormai uso comune sostituire l’acqua con questa bevanda, così facendo però, oltre all’eccessivo introito di caffeina si rischia un altro effetto negativo associato al consumo eccessivo di tè verde, ovvero una potenziale riduzione dell’assorbimento del ferro alimentare. Infatti, come evidenziano diversi studi, il consumo di tè verde può ridurre drasticamente l’assorbimento del ferro non-eme, ovvero quello che si trova nelle uova, nel latte, nei legumi e nella verdura.
In un soggetto sano tutto ciò può anche essere irrilevante, ma per un soggetto anemico o in deficit di ferro, per i bambini, donne in gravidanza, anziani, o per i soggetti vegetariani le cui fonti di ferro principali sono quelle non-eme, potrebbe rivelarsi un problema qualora il tè verde venisse assunto quotidianamente e in quantità eccessive, soprattutto se ravvicinato ai pasti principali.
Secondo uno studio recente condotto dalla Penn State University, il consumo regolare di tè verde associato al consumo di alimenti ricchi di ferro potrebbe non solo ridurre significativamente l’assorbimento di questo minerale, ma nello stesso tempo potrebbe diminuire le proprietà benefiche e antinfiammatorie del tè verde.
Questo lavoro è stato svolto in vivo nel valutare gli effetti antinfiammatori del tè verde nei confronti della Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS) ed è stato riscontrato proprio come tra le catechine, in particolare, l’epigallocatechina-3- gallato sia fondamentale nell’inibire un enzima pro-infiammatorio a livello intestinale, chiamato mieloperossidasi, esercitando una potente azione antinfiammatoria. Ma quando il tè verde e alimenti ricchi di ferro sono stati consumati insieme o in tempi molto ravvicinati, la catechina ha inibito l’assorbimento di ferro e tale inibizione ha inattivato l’azione antinfiammatoria della catechina. Dunque una duplice beffa.
Nonostante quest’ultimo è un recentissimo studio svolto su modelli animali, è comunque utile nel comprendere i meccanismi associati al consumo di tè verde e alla riduzione dell’assorbimento di ferro alimentare.
Esiste fortunatamente un metodo in grado di ridurre questo effetto negativo del tè verde nei confronti della riduzione di assorbimento di ferro: l’aggiunta di una fetta di limone, ricco di Vitamina C, potrebbe sicuramente aumentare e migliorare l’assorbimento di questo minerale. L’aggiunta di vitamina C nella verdura a foglia, ad esempio, aumenta significativamente l’assorbimento del ferro non-eme.
Dunque il consumo di tè verde regolare e in giuste quantità è associato a numerosi benefici alla salute ed è bene, soprattutto per gli anemici o per gli altri soggetti a rischio di deficit, consumarlo lontano dai pasti e dagli alimenti ricchi di ferro, proprio per un miglior assorbimento di questo minerale.
Fonti:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11237939
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14718031
http://ajp.amjpathol.org/article/S0002-9440(16)00009-2/abstract