È ormai abbastanza risaputo il ruolo svolto dal consumo di frutta e verdura nel contrastare e nel prevenire l’insorgenza delle patologie croniche moderne, grazie alla presenza di fibre, minerali, vitamine a antiossidanti. Negli ultimi anni è divenuta sempre più popolare, anche grazie ai media e alle celebrità, l’utilizzo degli estrattori, macchinari in grado di ricavare il succo da vari tipi di verdura e soprattutto dalla frutta con la produzione di veri e propri estratti ai quali spesso sono state attribuite proprietà detossificanti, in grado di purificare l’organismo e di favorire la perdita di peso (nulla che sia scientificamente provato). C’è però anche chi li consuma come supplemento vitaminico e di minerali nell’ambito di un’alimentazione adeguata.
Ma quali sono i punti di forza degli estratti e quali invece i risvolti negativi?
L’estrazione del succo da frutta e verdura è caratterizzata dalla rimozione di tutto il materiale solido contenuto nell’alimento, inclusi semi e polpa; si otterrà cosi un prodotto caratterizzato essenzialmente da liquido ricchissimo di minerali, vitamine e antiossidanti.
In uno studio del 2011 pubblicato sulla rivista Journal of the American College of Nutrition, è stato visto come, in soggetti sani, il consumo regolare di estratti concentrati di frutta e verdura per 14 settimane ha favorito l’aumento significativo dei livelli nell’organismo di beta-carotene, vitamina C, vitamina E, selenio e folato, riducendo, nel contempo, i marker di stress ossidativo e i livelli di omocisteina.
In effetti, proprio per questa caratteristica gli estratti di frutta e verdura sono un buon metodo per introdurre nell’organismo, in maniera naturale, questi preziosissimi micronutrienti, dei quali gran parte della popolazione è deficitaria e che spesso vengono integrati con supplementi sintetici.
Dunque, se siete alla ricerca di un metodo naturale per integrare minerali e vitamine nella vostra alimentazione, sicuramente gli estratti di frutta e verdura possono fare al caso vostro.
Attenzione agli estrattori che utilizzano centrifughe, in quanto il calore generato da rotazioni superiori a 1200 rpm, potrebbe causare la perdita di preziosi antiossidanti.
Tuttavia lo studio precedente è stato effettuato su soggetti sani, e in letteratura scientifica, non sono moltissimi i lavori riguardo al consumo di estratti in presenza di specifici stati patologici, anche se i risultati sembrano in alcuni casi molto promettenti.
È stato ipotizzato come la maggior parte degli effetti benefici associati al consumo di estratti, sia dovuta alla presenza maggiore di antiossidanti.
Ma non solo, in uno studio del 2014, ad esempio, è stato visto come l’introduzione regolare di succo di barbabietola rossa, possa contribuire significativamente a ridurre i valori di pressione sanguigna e a migliorare la funzione endoteliale in soggetti ipertesi.
In questo caso a svolgere l’effetto positivo sono stati i nitrati, presenti in maggiori concentrazioni nell’estratto di barbabietola rossa, anziché nell’intero alimento.
Ma quali sono i punti a sfavore degli estratti di frutta e verdura?
Bè innanzitutto la prima cosa da sottolineare è la quasi completa assenza di fibre. Nonostante una piccola parte di fibre solubili possa disciogliersi nell’estratto, fino al 90% delle fibre presenti nell’alimento vegetale viene rimossa in seguito all’estrazione. Come risaputo, l’introduzione di fibre è stata associata in diversi studi ad una migliore funzione intestinale, ad un migliore profilo lipidico e ad un minor rischio d’insorgenza di cardiopatie, obesità, diabete e cancro. Conviene eliminare completamente questo fattore fondamentale?
Inoltre, in alcuni studi è stato evidenziato come molti antiossidanti sono “adesi” alle fibre dell’alimento e rimuovendo tali fibre, di conseguenza, ne vengono meno anche gli antiossidanti associati.
Bè allora dov’è il problema? Estraggo il succo e poi aggiungo le fibre a parte! No, non è proprio cosi. Infatti, in uno studio del 2012 è stato visto come aggiungere delle fibre al del succo estratto non conferirebbe cosi tanti benefici rispetto al consumo del frutto o della verdura in sé. Mentre in un lavoro del 2009 è stato evidenziato come, nello stesso tempo, sempre l’aggiunta di fibre al succo, non comporterebbe un aumento del senso di sazietà, rendendo vana l'aggiunta delle fibre anche in questo senso.
Gli estratti non sono un buon metodo per perdere peso!
La stessa scelta di frutta o verdura degli estratti, deve esser effettuata con molta attenzione. L’estratto unicamente di frutta contiene quantità elevate di fruttosio che, in assenza di fibre, a lungo andare potrebbe promuovere un inconsapevole aumento di peso, contribuendo, inoltre, ad incrementare i livelli glicemici e di insulino-resistenza e ad aumentare il rischio di diabete di tipo 2 e di sindrome metabolica. In questo caso l’estratto, al contrario di come molti media e molte celebrità affermano, sarebbe tutt’altro che un’arma per perdere peso!!
Gli estratti di frutta sarebbero da evitare totalmente da parte di soggetti obesi, diabetici e con insulino-resistenza.
Pensate che circa 120 ml di succo di mela al 100% contiene 0 grammi di fibre e 13 grammi di zucchero puro, più di 2 cucchiaini.
Prima di consumare un estratto, informatevi bene sulla quantità di frutta che è stata utilizzata. Un consiglio è quello di abbinare della verdura in modo da non introdurre troppo fruttosio.
Un’ultima considerazione è riguardo alla pseudoscienza e alle funzioni detossificanti tanto reclamizzate riguardo al consumo di questi estratti di frutta e verdura. Non esiste alcuna evidenza scientifica che alimenti del genere possano “Detossificare” l’organismo. Il nostro corpo possiede già dei sistemi di rimozione delle tossine fisiologicamente a livello epatico e renale.
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Dovrebbero, inoltre, prestare la massima attenzione all’introduzione di estratti di frutta e verdura i soggetti affetti da patologie al rene, in quanto questi estratti sono ricchi di ossalati, e i soggetti in terapia con anticoagulanti di vecchia generazione (coumadin), per la presenza massiva di vitamina K all’interno di questi succhi, che potrebbe interferire negativamente nei meccanismi farmacologici.
Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22081614
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17127476
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21457902
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23271615
http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/jf00043a017
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3978819/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19110020