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  • Dott. Daniele Basta

Diverticolite: brutte notizie per gli amanti della carne rossa


La diverticolite rappresenta l’infiammazione dei diverticoli a livello del colon, è una condizione abbastanza diffusa e presenta un tasso d’incidenza in aumento negli ultimi anni, anche fra i giovani. Queste sacche a livello intestinale, se non trattate correttamente, possono infettarsi facilmente, infiammarsi e causare sintomi come nausea, febbre, costipazione, diarrea, crampi addominali. La diverticolite è inoltre associata a complicazioni a lungo termine come perforazione dell’epitelio intestinale e fistole.

Tra i fattori di rischio conosciuti sono presenti obesità, fumo, sedentarietà, un uso regolare di farmaci antinfiammatori non steroidei e, dal punto di vista nutrizionale, un’alimentazione scorretta, in particolare povera di fibre, solubili e insolubili, ed eccessivamente ricca di cibi processati…e non solo.


In un recente studio pubblicato sulla rivista Gut è stato evidenziato come il consumo di carne rossa sia associato ad un rischio maggiore di diverticolite.

In particolare sono state esaminate le abitudini alimentari di 46500 uomini con età compresa tra i 40 e i 75 anni nel periodo compreso tra il 1986 e il 2012, durante il quale 764 di loro sono stati colpiti da diverticolite.


In tutto ciò è emersa una significativa correlazione tra consumo di carne rossa e aumentato rischio di diverticolite, con un rischio aumentato del 58% in coloro che consumavano più carne rossa.


In particolare,i risultati statistici hanno evidenziato come ogni porzione di carne rossa consumata al giorno fosse associata al 18% di rischio in più di presentare diverticolite. Sorprendentemente tutto questo a prescindere dall’età e dal peso dei soggetti in questione.


Nel contempo è stato visto come il consumo di pesce e carne bianca, al posto della carne rossa, fosse associato ad una riduzione del 20% del rischio di sviluppare diverticolite.


Tuttavia c’è da tener conto come coloro che consumavano più carne rossa erano anche più sedentari, introducevano meno fibre nella loro alimentazione, fumavano di più e utilizzavano più antidolorifici non steroidei.

Sono risultati importanti che possono essere d’aiuto soprattutto in quei soggetti predisposti ad una condizione del genere.


Nonostante tutto, questo rappresenta uno studio osservazionale basato sull’analisi di questionari, senza aver chiarito alcun meccanismo causa-effetto alla base di tale associazione.


Ma come potrebbe la carne rossa aumentare il rischio di diverticolite?


Ancora non esistono sufficienti evidenze scientifiche al riguardo, ma sono stati ipotizzati diversi meccanismi. Innanzitutto in letteratura scientifica è abbastanza noto come il consumo di carne rossa sia associato a processi infiammatori nell’organismo, con aumento della proteina C reattiva e della ferritina. Inoltre, sono vari gli studi osservazionali che hanno evidenziato la correlazione tra consumo di carne rossa eccessivo e regolare e un aumentato rischio d’incidenza di cardiopatie, diabete e tumore, soprattutto di carcinoma al colon..condizioni dettate da un’infiammazione cronica di base.




D’altro canto è stato anche ipotizzato come il consumo di carne rossa possa incidere negativamente sulla composizione del microbiota intestinale, influenzando meccanismi metabolici, aumentando i livelli d’infiammazione e peggiorando la permeabilità intestinale. Tutto ciò soprattutto quando si tratta di carne rossa cotta ad alte temperature.


Inoltre, recentemente è stato visto come una disbiosi intestinale possa svolgere un ruolo chiave nello sviluppo di diverticolite e nelle complicanze ad essa associate.


Dunque il consiglio è di limitare il consumo di carne rossa a circa una volta al mese, soprattutto da parte dei soggetti predisposti a questa condizione. Nello stesso tempo è consigliabile sostituirla con carne bianca e pesce, accompagnando il tutto con della verdura di stagione, fonte imprescindibile di vitamine, minerali e soprattutto di fibre, fattore nutrizionale importante nella prevenzione di diverticolite e di altre patologie intestinali.

 

Fonti:


http://gut.bmj.com/content/early/2017/01/03/gutjnl-2016-313082

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