Tra le mode alimentari del momento, una delle più diffuse è sicuramente quella del “senza glutine”, caratterizzata dall’eliminazione autonoma, spesso senza una reale motivazione, di cereali complessi contenenti questa famiglia di proteine. Avrete sicuramente notato come ormai i prodotti senza glutine siano diffusi ovunque, anche nei piccoli supermercati, con reparti creati appositamente.
In realtà gli alimenti senza glutine sono di fondamentale importanza per tutti coloro che sono affetti da celiachia, una patologia autoimmune nella quale il glutine è in grado di danneggiare la parete intestinale e un’alimentazione priva di questa proteina è l’unico trattamento esistente al riguardo. In una condizione del genere anche piccolissime quantità di glutine, come 50 milligrammi, sono sufficienti a innescare una risposta autoimmune in grado di danneggiare l’epitelio intestinale. Tutto ciò può incidere negativamente sull’assorbimento di nutrienti e micronutrienti e può essere associato ad altre condizioni come osteoporosi, infertilità e danni al sistema nervoso.
Inoltre si è diffusa negli ultimi anni anche l’intolleranza al glutine, una condizione del tutto differente dalla celiachia, dettata da una limitata tollerabilità dell’organismo in presenza di glutine a livello intestinale, senza coinvolgere il sistema immunitario e senza essere associata a danno a livello intestinale.
Tuttavia, non esiste nessuna evidenza scientifica che un’alimentazione priva di glutine possa realmente far perdere peso o possa apportare benefici significativi alla salute.
Molti ancora purtroppo pensano di poter perdere peso scartando questi prodotti, ma in realtà la stragrande maggioranza degli alimenti senza glutine sono altamente processati e industrializzati, denudati delle qualità nutrizionali che contraddistinguono i cereali integrali, come frumento, orzo e farro. Proprio il consumo di cereali integrali, che nella loro forma naturale sono ricchissimi di fibre, vitamine e antiossidanti, come evidenziano numerosi studi, è associato ad un ridotto rischio di sovrappeso e obesità, di diabete, di cardiopatie e di vari tipi di tumori, tra cui quello al colon.
Inoltre, alcuni lavori scientifici evidenziano come basta un mese di alimentazione senza glutine, in assenza di una reale necessità, per influire negativamente sul microbiota intestinale e sulla funzione intestinale. Nello stesso tempo, la scelta autonoma di intraprendere un’alimentazione priva di glutine potrebbe mascherare la diagnosi di una potenziale patologia celiaca. Infatti, la diagnosi riguardante questa condizione avviene mediante la ricerca di anticorpi anti-transglutaminasi, anti-endomisio e nel valutare il danno epiteliale mediante biopsia, ma tutto ciò non potrebbe essere diagnosticato in presenza di un regime alimentare privo di glutine.
Spesso, per sopperire alla mancanza di questa proteina, che strutturalmente conferisce elasticità agli impasti, vengono aggiunte quantità maggiori di grassi, di zuccheri e di conservanti, riducendo significativamente la qualità nutrizionale del prodotto finale.
Secondo statistiche recenti, circa il 28-30% delle persone nelle società occidentali seguono un regime alimentare privo di glutine, senza una reale necessità.
Ma c’è di più, i prodotti da forno privi di glutine sono caratterizzati spesso da farine raffinatissime, come quella di mais, o quella di riso, che oltre ad essere ad elevato indice glicemico, possono presentare quantità significative di metalli pesanti come arsenico e mercurio, che spesso si accumulano nel terreno o sono parte integrante dei fertilizzanti utilizzati. È abbastanza noto come l’esposizione a metalli pesanti del genere sia associata a varie condizioni patologiche come cardiopatie, infertilità e tumori.
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Epidemiology i livelli di metalli pesanti nell’organismo sono molto più elevati in coloro che seguono una dieta priva di glutine rispetto agli altri.
Addirittura è stato stimato come i livelli di mercurio circolanti nelle persone che abitualmente consumano prodotti gluten-free è maggiore del 70% rispetto agli altri, mentre quelli di arsenico nelle urine è circa il doppio.
Tali dati sono abbastanza allarmanti soprattutto vista la diffusione crescente delle diete prive di glutine e potrebbero avere risvolti abbastanza negativi sulla salute, aumentando il rischio di tumore e di altre patologie croniche. Secondo gli esperti a contribuire maggiormente alla presenza di questi metalli pesanti sembrerebbe essere soprattutto la farina raffinata di riso, presente in elevate quantità nei prodotti senza glutine.
Il consiglio è sempre quello di rivolgersi ad esperti prima di intraprendere autonomamente un'alimentazione del genere, anche perchè spesso le conseguenze sono tutt'altro che una potenziale perdita di peso tanto sperata.
Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28166100
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27334430
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22275730