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  • Dott. Daniele Basta

Sindrome dell'ovaio policistico: attenzione alla cottura dei cibi


La sindrome dell’ovaio policistico è un disordine endocrino caratterizzato da livelli eccessivi di androgeni in circolo, scarsa o nulla ovulazione, che colpisce circa il 25% delle donne in età fertile; rappresenta una delle più comuni cause di infertilità, disfunzioni ovariche e irsutismo tra la popolazione femminile. Nonostante ancora non siano molto chiari i meccanismi fisiopatologici, come dimostrano evidenze scientifiche fattori genetici e ambientali ricoprono un ruolo rilevante nelle manifestazioni cliniche tipiche di questa condizione, tra cui anche la disfunzione ovulatoria.


In letteratura scientifica è emerso il ruolo che può avere una scorretta alimentazione nel peggiorare i sintomi associati alla sindrome dell’ovaio policistico: ad esempio è stato visto come un eccessivo consumo di cibi processati, ricchi di zuccheri semplici, possa avere effetti negativi alimentando la condizione di insulino-resistenza che spesso si presenta in questa sindrome, con conseguenze dannose anche sui livelli circolanti di testosterone. A tal proposito diversi studi hanno evidenziato proprio come un’alimentazione caratterizzata da pasti a basso indice glicemico possa risultare efficace nell’alleviare i sintomi caratteristici di questa condizione. Risulta fondamentale anche l’apporto prezioso di minerali e vitamine attraverso un adeguato consumo di frutta e verdura.


Inoltre negli ultimissimi anni è stato visto come le donne affette dalla sindrome dell’ovaio policistico dovrebbero particolarmente prestare attenzione alla cottura delle carni.


Quale sarà mai il nesso che collega la cottura dei cibi, soprattutto delle carni, ad un potenziale peggioramento della sindrome dell’ovaio policistico?


Bene, la risposta si chiama prodotti di glicazione avanzata, ovvero AGE (Advanced Glycation End Products), noti anche come glicotossine. Questi composti si formano attraverso reazioni chimiche ad alta temperatura tra carboidrati, proteine, acidi nucleici o lipidi. Si tratta, in particolare, di una glicossidazione che in chimica viene chiamata Reazione di Maillard.

Questi composti si ritrovano in quantità esorbitanti in prodotti da fast-food, cibi processati, merendine e soprattutto in carne cotta ad elevate temperature e, una volta in circolo nell’organismo sono in grado di danneggiare le cellule con molta facilità;


Livelli elevati nel sangue di questi prodotti di glicazione avanzata sono stati osservati in presenza di iperglicemia, insulino-resistenza, diabete, insufficienza renale, aterosclerosi, invecchiamento precoce, artrite reumatoide e anche nella sindrome dell’ovaio policistico.

E non è una casualità, come dimostra uno studio del 2005, che le donne affette da Sindrome dell’ovaio policistico hanno in media il doppio dei livelli circolanti di questi composti a livello ematico rispetto alle donne non affette da questa condizione.


Questi composti esercitano il ruolo infiammatorio interagendo con un recettore specifico chiamato RAGE (Receptor of Advanced Glycation End Products) che, come dimostra un lavoro del 2008, è espresso in maniera significativa a livello ovarico. In presenza di quantità circolanti elevate, i composti di glicazione avanzata interagiscono con questo specifico recettore attivando risposte proinfiammatorie, stress ossidativo e causando danno tissutale. In poche parole le ovaie sono particolarmente sensibile all’effetto negativo dei prodotti di glicazione finale circolanti.


Il deposito dei composti AGE a livello ovarico, oltre a innescare meccanismi proinfiammatori. è in grado di interferire sulla follicologenesi, influenzando negativamente anche la maturazione dell’oocita.


Dunque, date queste evidenze scientifiche, in una condizione come la sindrome dell’ovaio policistico, da una parte è necessario limitare i livelli circolanti di queste glicotossine, riducendo drasticamente il consumo di alimenti ad alto contenuto di AGE, dall’altra aumentare quello di alimenti come riso integrale, funghi e di cibi ricchi di antiossidanti come frutta e verdura, in grado di contrastare la formazione e l’assorbimento di questi composti.


E pensare che, in fondo, basterebbe variare i metodi di cottura in cucina. L’introduzione di questi composti può essere ridotta significativamente evitando di cuocere ad elevata temperatura carne, uova, formaggi, evitando di grigliare, di soffriggere, di friggere e nel contempo prediligendo cottura a vapore, bollitura.


Non c’è da meravigliarsi se un pollo bollito contiene circa la metà delle glicotossine rispetto ad un pollo arrosto.


Tutto ciò non sembra abbastanza convincente?


In uno studio pubblicato sulla rivista Hormones nel 2014 condotto su 29 giovani donne affette da sindrome dell’ovaio policistico è stato visto come passare letteralmente da un’alimentazione ricca di glicotossine ad un’altra povera di questi composti sia associato ad un netto miglioramento dei sintomi di questa condizione, con minore infiammazione, minore stress ossidativo e un migliore profilo ormonale.


Dunque, alla luce di tutto ciò, è fondamentale ridurre i livelli di glicotossine al fine di contrastare una condizione sempre più diffusa come la sindrome dell'ovaio policistico.

 

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15638868

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4690076/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24722128

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