Il diabete di tipo 2 è una delle patologie croniche maggiormente diffuse nel mondo, secondo dati OMS colpisce circa 311 milioni di persone, e rappresenta un problema non solo di salute, ma anche economico, in quanto grava enormemente sulle tasche dello stato. La prevenzione attraverso una corretta alimentazione, una regolare pratica di attività fisica e uno stile di vita sano, resta la migliore arma in grado di tamponare l’incidenza di questa condizione cronica.
Proprio per quanto riguarda l’alimentazione, vari studi hanno evidenziato come il consumo fitonutrienti, composti dall’azione antiossidante contenuti in alimenti del mondo vegetale, siano in grado di svolgere un ruolo protettivo anche nei confronti delle patologie croniche moderne, tra cui anche il diabete di tipo 2.
Tra questi composti, sicuramente uno che ha riscontrato maggior successo tra gli stude dell’ultimo ventennio è presente la curcumina, ovvero il pigmento giallo contenuto all’interno della curcuma, la nota spezia indiana, diffusa e divenuta ormai facilmente reperibile anche nella nostra realtà occidentale.
Diversi studi sia in vitro che in vivo hanno evidenziato come questo composto attivo, oltre ad esplicare un’importante azione antinfiammatoria e antiossidante, sia in grado di migliorare la sensibilità insulinica, migliorare la funzione delle cellule beta pancreatiche (quelle responsabili della produzione di insulina nell’organismo) e nel rallentare e contrastare il diabete di tipo 2.
Ma anche sull’uomo questo composto si è rivelato efficace nei confronti di una condizione del genere.
In un lavoro del 2012 ad esempio, è stata valutata l’efficacia della curcumina su pazienti prediabetici per durante 9 mesi di follow-up. I pazienti totali, 240, sono stati divisi in due gruppi: uno ha introdotto durante tutto questo periodo 750 mg di curcumina giornalmente, mentre l’altro gruppo ha introdotto del semplice composto placebo.
I risultati, pubblicati sulla rivista Diabetes Care, hanno evidenziato come dopo i 9 mesi di studio, il gruppo che ha introdotto la curcumina ha presentato migliori livelli di glicemia a digiuno e di emoglobina glicosilata, una migliore sensibilità insulinica ed una migliore funzionalità pancreatica rispetto ai soggetti dell’altro gruppo. Inoltre, cosa da non sottovalutare, il 16% dei soggetti prediabetici appartenenti al gruppo placebo ha sviluppato il diabete di tipo 2 vero e proprio nei 9 mesi di studio, mentre ciò non è accaduto per nessuno dei soggetti all’interno del gruppo curcumina.
Nell’immagine sottostante è presente parte dei risultati.
Ma c’è di più, in un lavoro pubblicato nel 2013 sulla rivista Molecular Nutrition & Food Research sono stati valutati gli effetti degli estratti della curcuma su pazienti affetti da diabete di tipo 2 per un periodo di 3 mesi.
I risultati hanno evidenziato come nei pazienti che hanno introdotto la curcumina si sia ridotto significativamente il valore della glicemia a digiuno e quello dell’emoglobina glicosilata e, nel contempo, sia migliorata nettamente l’insulino-resistenza. Nello stesso tempo è stata registrata una riduzione dei trigliceridi ematici e un’aumento della Lipoprotein Lipasi, l’enzima che agisce sull’idrolisi dei trigliceridi, una sorta di spazzino dei grassi.
Dunque risultati importanti che sottolineano il potere antidiabetico, l’ennesimo, di questo principio attivo contenuto nella curcuma. È importante sottolineare che l’introduzione di curcumina si è rivelata sicura e nessuno ha presentato effetti collaterali.
In conclusione, soprattutto se in presenza di condizioni di pre-diabete, con valori elevati di glicemia a digiuno e insulino-resistenza, aggiungere un po’ di curcuma nelle pietanze del giorno sicuramente non è una cattiva idea, anzi, abbinarla a del pepe nero aumenta di circa 1000 volte la biodisponibilità della curcumina contenuta all’interno, che potrebbe rivelarsi un’arma in più nel prevenire e contrastare l’insorgenza del diabete di tipo 2.
Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22930403
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22773702