top of page
  • Dott. Daniele Basta

Prodotti biologici, conviene preferirli a quelli convenzionali?


È inutile nascondere ormai come il mondo della nutrizione se da una parte è in continua evoluzione grazie all’ingente ricerca scientifica con risvolti positivi sulla salute, dall’altra è oggetto di un immenso business, basti pensare agli esperti nel mondo dell’alimentazione improvvisati, al mercato degli integratori oppure a quello dei prodotti biologici. Proprio per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, il mercato dei prodotti biologici negli ultimi anni è in forte ascesa come dimostrano le statistiche anche perché molti consumatori tendono, spesso, a scegliere prodotti del genere in quanto li associano a migliori risvolti sull’ambiente e sulla propria salute. Ma esistono evidenze scientifiche al riguardo? La risposta è: effettivamente si.


Prima di procedere, però, è necessario fare 2 premesse:

  1. I prodotti bio, sono tali quando realmente certificati e nel rispetto delle linee guida internazionali riguardo all’uso limitato di pesticidi e antibiotici su animali e vegetali. Purtroppo, come si evince dalle sempre più frequenti indagini (anche in Italia) sono sempre meno le aziende che producono biologico certificato. Spesso questi prodotti, inoltre, viaggiano per molti Km dalla zona di produzione andando incontro all’inquinamento atmosferico che ne degrada la qualità…meglio preferire il biologico locale, o più vicino geograficamente in questi casi.

  2. Non è assolutamente detto che il biologico sia automaticamente salutare. Esistono prodotti estremamente processati bio che sono ricchi di zuccheri e poveri nutrizionalmente così come tanti altri prodotti convenzionali e, un loro consumo eccessivo, può senza dubbio favorire nel tempo un aumento di peso e avere effetti negativi sulla propria salute.

Detto ciò, esistono evidenze scientifiche che sottolineano come i prodotti biologici possano avere un impatto migliore sia sulla salute che sull’ambiente.


I prodotti biologici presentano, generalmente, quantità significativamente inferiori di pesticidi. Sono tanti i lavori negli ultimi anni che hanno evidenziato i potenziali effetti negativi associati all’esposizione dell’organismo nei confronti di pesticidi e metalli pesanti, tra cui aumentato rischio per determinati tipi di tumore, infertilità e ritardo nello sviluppo negli adolescenti.

In un lavoro di metanalisi del 2014 pubblicato sulla rivista British Journal of Nutrition, basato sull’analisi di 343 pubblicazioni scientifiche, ha evidenziato come frutta e verdura da coltivazione biologica non solo presentano minori quantità di pesticidi rilevabili, ma anche ridotte quantità di cadmio, un metallo pesante in grado di accumularsi a livello degli organi interni come reni e fegato, provocando danni al DNA e aumentando il rischio di patologie tumorali. Il contenuto significativamente ridotto di questo metallo pesante (circa il 20% in meno) è stata associata anche ai differenti tecniche di fertilizzazione tra biologico e convenzionale.


In un altro studio pubblicato nel 2016 sulla rivista Journal of Agricoltural and Food Chemistry sono state analizzate le caratteristiche nutrizionali di due differenti tipi di cipolla durante 6 anni di coltivazione convenzionale e di quella biologica. I risultati hanno evidenziato come le cipolle bio siano in possesso del 20% di antiossidanti rispetto a quelle coltivate convenzionalmente.


Tuttavia, quest’ultimo aspetto rimane abbastanza controverso in letteratura scientifica e ancora non sono sufficienti le evidenze per affermare che un alimento vegetale da coltivazione biologica sia realmente più nutriente rispetto ad uno da coltivazione convenzionale.


Per quanto riguarda invece alimenti di origine animale?


In uno studio pubblicato nel 2016 sulla rivista British Journal of Nutrition è stato visto come carne, latte e vari alimenti di origine animale biologici presentino, rispetto agli stessi prodotti convenzionali (da allevamento intensivo), il 50% in più di omega-3, ovvero i famosi grassi buoni, acidi grassi polinsaturi che, come dimostrano vari studi, sono associati ad una maggiore protezione cardiovascolare, e, nel contempo, quantità inferiori di grassi saturi.

Inoltre c’è da sottolineare come negli allevamenti intensivi, per le grandi produzioni di carne o di latte e derivati, spesso vengono utilizzate quantità eccessive o al limite di antibiotici, al fine di proteggere gli animali da potenziali patologie, permettendogli anche una crescita “normale” in condizioni sanitarie talvolta tutt’altro che ideali. Tutto ciò da una parte alimenta la resistenza agli antibiotici che, come dimostrano dati statistici e previsioni, rappresenta e rappresenterà un grosso problema per le generazioni future. Nel contempo, in questi allevamenti tipici della grane distribuzione, vengono utilizzati ormoni per favorire una crescita più rapida o per permettere una maggiore produzione di latte. Seppur in tracce, i residui ormonali possono influire negativamente sulla salute dell’organismo.


Dunque, in conclusione, quando possibile è preferibile optare per prodotti biologici, reali e certificati (si spera), nonostante possano ( ma non sempre!) avere un costo superiore rispetto a quelli convenzionali, per avere un migliore impatto sulla salute, soprattutto nel caso di soggetti particolarmente a rischio come donne in gravidanza, bambini e anziani.

 

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4141693/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24968103

https://www.cambridge.org/core/services/aop-cambridge-core/content/view/S0007114516000349

http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/acs.jafc.7b01352

121 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page