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  • Dott. Daniele Basta

3 motivi per i quali in presenza di patologie autoimmuni si dovrebbe optare per alimenti biologici


Queste ultime patologie sono caratterizzate da una reazione avversa del sistema immunitario nei confronti di cellule dell’organismo stesso, causando la distruzione del tessuto corporeo e interrompendone o alterandone la corretta funzionalità. Tipologie di patologie autoimmuni sono, ad esempio, la psoriasi, la celiachia, l’artrite reumatoide, il morbo di Crohn, la sclerosi multipla, il Diabete di tipo 1.


Uno studio pubblicato nel 2015 sulla rivista Autoimmune Reviews ha evidenziato come il consumo di alimenti processati sia associato all’aumentata incidenza di patologie autoimmuni nella società occidentale. In particolare è stato sottolineato come la presenza di alcuni additivi contenuti in grandi quantità in questi alimenti possa essere correlata ad un aumento della permeabilità intestinale con un conseguente aumento di eventi autoimmuni dannosi nell’organismo. Tra questi additivi sono stati riportati acidi organici, glucosio, solventi grassi e sodio.


Ma non solo.... al fine di prevenire o combattere le patologie autoimmuni è bene anche ridurre l’esposizione a pesticidi, erbicidi, per quanto riguarda gli alimenti di origine vegetale, e quella a ormoni e fattori di crescita, nel caso di alimenti di origine animali.

Sono tantissimi gli studi che evidenziano come l’esposizione a lungo termine di pesticidi, antibiotici e fattori di crescita, possa rivelarsi potenzialmente dannosa alla salute per cui è fondamentale optare per il biologico sia per quanto riguarda frutta e verdura che alimenti di origine animali come carne, latte e derivati, soprattutto per i soggetti affetti da patologie autoimmuni.


Eccovi 3 motivi per cui è consigliabile optare per alimenti biologici in presenza di una condizione autoimmune.


1 - L’esposizione a pesticidi è associata ad un maggiore rischio di condizioni autoimmuni


Varie evidenze scientifiche hanno sottolineato come l’esposizione regolare a pesticidi sia direttamente associata a condizioni autoimmuni.


In un lavoro del 2007 pubblicato sulla rivista Arthritis and rheumatism è stato visto come, in un periodo di 14 anni, i coltivatori che erano esposti a pesticidi nella lavorazione del mais tendevano a morire maggiormente di patologie autoimmuni sistemiche.


Mentre, recenti studi hanno evidenziato la correlazione diretta tra l’utilizzo di pesticidi domestici e un aumentato rischio di condizioni autoimmuni, in particolare lupus eritematoso e artrite reumatoide.


È importante sottolineare come la maggior parte dei l’ingente quantità di pesticidi utilizzati nella coltivazione industriale permettono l’integrazione vera e propria nelle piante di questi composti, che permangono all’interno nonostante lavaggi accurati.

Per sapere come ridurre naturalmente le quantità di pesticidi in frutta e verdura clicca qui.


2 - Gli alimenti da fonti animali da allevamento intensivo contengono fattori di crescita e antibiotici


Negli allevamenti industriali, finalizzati alla produzione ingente e rapida di carni e prodotti caseari, gli animali, spesso in assenza di sufficienti controlli, vengono sottoposti all’utilizzo di antibiotici e fattori di crescita. Questi composti, che permangono nel prodotto finito, una volta nell’organismo, aumentano i livelli d’infiammazione e sono associati ad un maggiore rischio di tumori, tra cui carcinoma mammario e carcinoma prostatico. L’utilizzo sconsiderato degli antibiotici in questi allevamenti non fa che alimentare la resistenza batterica, aumentando il rischio di infezioni difficili da debellare in futuro, specie in un sistema immunitario debilitato, come nel caso di soggetti con patologie autoimmuni sotto trattamento farmacologico.


3- I prodotti biologici sono più nutrienti


Come dimostrano vari studi, soprattutto per quanto riguarda gli alimenti di origine vegetale, i prodotti di origine biologica non solo hanno un contenuto minimo o nullo di pesticidi, ma presentano, nella maggior parte dei casi, quantità superiori di vitamine e antiossidanti. Tuttavia piccole parti di residui si riscontrano anche nei prodotti biologici a causa di inquinamento atmosferico di zone limitrofe o per la mancanza molto spesso di controlli adeguati.


In un lavoro di meta-analisi bastata su 343 studi pubblicato nel 2014 sulla rivista British Journal Nutrition sulla valutazione del quantitativo di antiossidanti in mais biologico e non, è stato visto come quello di origine biologica presenta non solo maggiori quantità di antiossidanti, ma anche meno metalli pesanti, come il cadmio, rispetto alla controparte non biologica.


In un altro studio dell’ormai lontano 2003 pubblicato sulla rivista Journal of Agricultural and Food CHemistry, è stato visto come il consumo di alimenti vegetali da coltivazione biologica sia associata ad una maggiore introduzione di composti antiossidanti e flavonoidi, fondamentali nel contrastare lo stress ossidativo alla base di invecchiamento e condizioni patologiche, rispetto a quelli da coltivazione intensiva.


In un altro studio pubblicato nel 2016 sulla rivista Journal of Agricoltural and Food Chemistry sono state analizzate le caratteristiche nutrizionali di due differenti tipi di cipolla durante 6 anni di coltivazione convenzionale e di quella biologica. I risultati hanno evidenziato come le cipolle bio siano in possesso del 20% di antiossidanti rispetto a quelle coltivate convenzionalmente.


Tutte queste caratteristiche sono fondamentali per un'adeguata introduzione di micronutrienti e soprattutto di composti antiossidanti, fondamentali nel mediare i processi ossidativi e infiammatori tipici delle condizioni autoimmuni.


Dunque, in conclusione, quando possibile è preferibile optare per prodotti biologici, reali e certificati (si spera), nonostante possano ( ma non sempre!) avere un costo superiore rispetto a quelli convenzionali, per avere un migliore impatto sulla salute, soprattutto nel caso di soggetti affetti da condizioni autoimmuni.

 

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17907164

https://nihrecord.nih.gov/newsletters/2011/03_18_2011/story4.htm

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24968103

https://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/jf030217n?journalCode=jafcau

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