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Dott. Daniele Basta

Fragilità degli anziani, la Dieta Mediterranea è la migliore arma per combatterla e prevenirla


Evidenze scientifiche dimostrano come la Dieta Mediterranea sia associata non solo ad una maggiore protezione cardiovascolare, ma anche a minori tassi di mortalità, ad un ridotto rischio di patologie neurodegenerative, ad un minore declino cognitivo e potrebbe rivelarsi utile nel prevenire e nel combattere la fragilità negli anziani.


La fragilità, menzionata per la prima volta nel lontano 85’ dallo studioso statunitense M.D. Fretwell, è una sindrome clinica diffusa in molti anziani caratterizzata, come evidenzia un lavoro del 2001 condotto su più di 5000 anziani, dalla presenza di almeno 3 dei 5 criteri seguenti:

  • Perdita non intenzionale di peso (5 Kg) nell’arco dell’anno precedente

  • Debolezza

  • Spossatezza

  • Basso livello di attività fisica

  • Lentezza

Questa sindrome colpisce maggiormente le donne rispetto agli uomini ed è diffusa soprattutto in presenza di patologie croniche tra gli anziani.


In tutto ciò una corretta alimentazione è fondamentale, soprattutto nel soddisfare i fabbisogni di micro e macro nutrienti nell’anziano, in quanto, al sopraggiungere dell’invecchiamento, il senso dell’appetito tende a ridursi, aumentando il rischio di pericolosi deficit. A tal proposito, la Dieta Mediterranea caratterizzata dal consumo ingente di alimenti vegetali come frutta, verdura, legumi, olio extravergine di oliva e un consumo minimo di carne, pesce e latticini, potrebbe rivelarsi un’utilissima arma nel contrastare questa condizione.

In un recente lavoro di meta-analisi pubblicato sulla rivista Journal of The American Geriatrics Society, nel quale sono state analizzate le abitudini alimentari per 4 anni di circa 6000 adulti con età compresa tra i 60 e gli 82 anni, è stato visto come una maggiore adesione alla Dieta Mediterranea sia associata al 56% di rischio in meno di fragilità.


In uno studio del 2012 pubblicato sulla rivista The Journal of Nutrition e condotto su 690 adulti Toscani con età superiore ai 65 anni, è stato evidenziato come coloro che aderivano maggiormente alla Dieta Mediterranea presentassero il 70% del rischio in meno di fragilità nei 6 anni successivi rispetto agli altri con un'adesione inferiore.


Alcuni lavori hanno messo in evidenza come una maggiore adesione a questo regime alimentare sia associata ad un miglioramento specifico di funzioni fisiologiche associate al rischio di fragilità, come ad esempio la camminata lenta e la perdita di peso non intenzionale.


Ma non solo, i benefici della Dieta Mediterranea possono riflettersi in un miglioramento nella composizione corporea degli anziani, riducendo di conseguenza il rischio di fragilità


A tal proposito in un lavoro del 2016 pubblicato sulla rivista Osteoporosis International sono state esaminate le associazioni tra adesione alla Dieta Mediterranea, massa magra, massa grassa e forza muscolare in più di 2500 donne con età compresa tra 18 e 79 anni.


I risultati hanno evidenziato come le donne che aderivano maggiormente alla Dieta Mediterranea presentassero significativamente più massa muscolare e forza muscolare alle gambe rispetto a coloro che aderivano di meno; ma il dato più eclatante è che tutto ciò è stato evidenziato soprattutto nelle donne con età superiore ai 50 anni di età rispetto alle più giovani. Si tratta risultati importanti, in quanto tutto ciò è da prendere in seria considerazione al fine di ridurre il rischio di sarcopenia, ovvero perdita di massa muscolare, e di fragilità negli anziani.


Perchè Dieta Mediterranea può proteggere dalla fragilità negli anziani?


Dai vari studi presenti in letteratura si evince come il potere antinfiammatorio della Dieta Mediterranea, derivato dal consumo ingente di frutta, verdura, legumi e olio evo, possa svolgere un effetto protettivo nei confronti della fragilità negli anziani, ina condizione caratterizzata da infiammazione cronica nell’organismo.


In un recente lavoro di review pubblicato sulla rivista Gerontology è stato evidenziato come siano 5 i principali effetti benefici indotti da una regolare adesione alla Dieta Mediterranea nei confronti della salute:

  1. Effetto ipocolesterolemizzante e protezione cardiovascolare

  2. Protezione contro infiammazione, stress ossidativo e aggregazione piastrinica

  3. Modifica dei livelli ormonali e dei fattori di crescita coinvolti nella patogenesi tumorale

  4. Migliore composizione del microbiota intestinale e maggiore produzione di metaboliti in grado di influire sulla salute metabolica dell’organismo

  5. Restrizione di specifici amminoacidi (per il ridotto consumo di proteine animali) che si riflette, a livello cellulare, nella modulazione delle vie del segnale di mTOR e di GCN3, associate ad una maggiore longevità e ad un effetto antitumorale.

La Dieta Mediterranea è caratterizzata dal consumo alimenti ricchi di acidi grassi omega-3 come il pesce azzurro o la frutta secca in grado di inibire l’attività dell’inflammosoma NLRP3, associato in letteratura scientifica a sarcopenia. L’olio extravergine di oliva è una ricchissima fonte di polifenoli, importanti composti dalla potente attività antiossidante e antinfiammatoria.


Inoltre, il consumo regolare di frutta e verdura, tipico della Dieta Mediterranea, è importante per l’introduzione giornaliera di micronutrienti come Vitamina A, Vitamina b6, folati, Vitamina C,carotenoidi, xantina, la cui carenza è associata purtroppo ad un aumentato rischio di fragilità negli anziani.


È, inoltre, importante sottolineare come la Dieta Mediterranea non rappresenta unicamente un semplice regime alimentare, ma si tratta di un vero e proprio stile di vita, caratterizzata, quindi, anche dalla pratica di una regolare attività fisica, importantissima nel promuovere il dispendio energetico giornaliero e nel ridurre la debolezza muscolare nell’anziano, scongiurando così il rischio di fragilità.

 

Fonti:

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/jgs.15251

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3497964/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27417218

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11253156

https://academic.oup.com/biomedgerontology/article/73/3/318/4736301

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