Oggi accade sempre più spesso che molti attribuiscono il proprio sovrappeso o la presenza di disturbi gastrointestinali alla presenza di un intolleranza e corrono immediatamente verso il primo laboratorio di analisi o in farmacia per eseguire uno dei tanti test proposti sulle intolleranze alimentari, per poi escludere interi gruppi di alimenti risultati “intolleranti”, pensando in questo modo di risolvere la situazione.
Purtroppo non funziona così. Non esiste alcuna prova scientifica di evidenza sufficiente che validi test sulle intolleranze alimentari. Il mercato di questi test si aggira oggi intorno ai 6 milioni di euro e, come evidenziato dalle autorità scientifiche internazionali, come l’American Academy of Allergy Asthma & Immunology, non ci sono evidenze scientifiche che supportino l’utilizzo di questi test, che dunque oltre a rivelarsi molto costosi, non risolvono il problema di fondo.
Innanzitutto è necessario distinguere le intolleranze alimentari dalle allergie alimentari, che spesso pone in confusione le persone che si apprestano ad effettuare autonomamente questi test.
Le allergie alimentari sono reazioni avverse agli alimenti causate da un’alterata reazione immunitaria mediata da anticorpi IgE, che reagiscono contro componenti proteici presenti nel cibo introdotto. I sintomi, che vanno da dermatite a eczema, a difficoltà respiratorie, a capogiri, compaiono dopo pochissimo tempo che l’alimento è stato introdotto e sono tanto più gravi quanto più precocemente insorgono. Un test effettuabile da medico allergologo per la diagnosi di allergie alimentari è, ad esempio, il prick test, di facile esecuzione, di basso costo, che si effettua utilizzando estratti allergenici purificati in commercio.
Le intolleranze alimentari, al contrario delle allergie alimentari, non sono dovute ad una reazione del sistema immunitario e variano in relazione alla quantità di alimento non tollerato introdotto. Esistono vari tipi di intolleranze alimentari come quelle da deficit enzimatici, quelle da sostanze farmacologicamente attive e quelle da meccanismi sconosciuti. Un esempio di intolleranza da difetto enzimatico è, ad esempio, l’intolleranza al lattosio, causata dalla mancanza di un enzima chiamato lattasi, in grado di scindere il legame tra i due zuccheri che compongono il lattosio, in modo da poter essere assorbito correttamente e successivamente metabolizzato. Il test, scientificamente validato, per valutare la presenza di una potenziale intolleranza al lattosio, è il Breath test, eseguibile ormai anche nei più comuni laboratori di analisi. In questo test viene consumata una specifica quantità di lattosio e, in seguito, attraverso il respiro viene analizzata la quantità di idrogeno e metano, metaboliti derivanti dalla fermentazione intestinale del lattosio ad opera della microflora.
Per quanto riguarda le altre intolleranze alimentari, non esiste un test scientificamente validato che possa individuarle.
Ad esempio, tra i test, molto costosi presenti sul mercato (anche superiori a 100 €), sono noti quelli sierologici che si basano sulla ricerca delle IgG. Questi test propagandano di accertare potenziali intolleranze alimentari attraverso un semplice prelievo, indagando sulla presenza di anticorpi IgG relativi a 80-100 alimenti in grado di innescare una reazione di intolleranza nell’organismo.
Premettendo che le IgG sono anticorpi che vengono prodotti dall’organismo una volta avvenuta un’esposizione normale di potenziali allergeni alle cellule del sistema immunitario, questi anticorpi possono essere considerati come un marcatore di tolleranza al cibo, nel senso che l’organismo è riuscito ad accogliere tranquillamente le proteine presenti in quel determinato alimento e produce IgG per potersene ricordare in futuro. Tant’è che le più grandi autorità scientifiche internazionali di immunologia affermano che il dosaggio delle IgG NON è rilevante e NON è clinicamente affidabile nel diagnosticare una potenziale intolleranza alimentare.
La European Academy of Allergy and Clinical Immunology afferma come in molti casi, all’interno di questi test, tanti alimenti si rivelano positivi alla presenza di IgG senza sintomi clinici corrispondenti. Al contrario di come i test reclamizzano, la presenza di anticorpi IgG indica che l’organismo è stato già ripetutamente esposto a tali componenti presenti negli alimenti. Dunque, invece di essere considerato un fattore in grado di scatenare ipersensibilità, rappresenta un indicatore di tolleranza immunitaria. Il tutto si traduce in una completa irrilevanza clinica di questi test.
Questo è solo un esempio di test sulle intolleranze, in realtà ne esistono di tanti tipi, come il test citotossico, l’alcat test, test elettrici, ecc., ma ad oggi nessuno è supportato da sufficienti evidenze scientifiche.
Inoltre, visto che molti tendono ad effettuare questi test autonomamente in presenza di aumento di peso, è necessario sottolineare come le intolleranze alimentari non sono responsabili di sovrappeso e obesità. I sintomi sono in genere problematiche dell’apparato gastrointestinale, ma non riguardano assolutamente l’aumento di peso.
Chi avrà effettuato questi test e confermerà di aver avuto buoni risultati, molto probabilmente è per aver escluso di alimenti processati e raffinati. L’esclusione , in assenza una reale motivazione, di interi gruppi alimentari, che spesso consegue test non validati come quelli sulle intolleranze, può essere associata nel tempo a gravi deficit nutrizionali con ripercussioni molto negative sullo stato di salute, senza ovviamente risolvere il problema di una potenziale intolleranza.
Il mio consiglio è quello di rivolgervi sempre ad un professionista abilitato e competente in grado di guidarvi nelle scelte alimentari adeguate e raccomandate sulla base di evidenze scientifiche sufficienti.
Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12050918
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20200768
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15864086
https://www.ake-nutrition.at/uploads/media/IgG_4_toFoods_EAACIreport_ALLERGY6_2008.pdf
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/j.1398-9995.2004.00495.x
http://smj.sma.org.sg/5101/5101ra1.pdf