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  • Dott. Daniele Basta

APOE4, il gene che predispone all'Alzheimer, ecco come modularne l'espressione


Oggi nel mondo sono circa 46 milioni le persone affette dall’Alzheimer, una patologia neurodegenerativa cronica caratterizzata dalla perdita progressiva delle funzioni cognitive e per la quale ancora non esiste una vera e propria cura, ma sono in commercio farmaci in grado di rallentare il decorso di questa condizione. Evidenze scientifiche hanno evidenziato come fattori ambientali come alimentazione, stile di vita e attività fisica possano svolgere un importante ruolo nella prevenzione e nel rallentamento di questa patologia cronica neurodegenerativa.


Da un punto di vista molecolare è stato ipotizzato come alla base dell’Alzheimer possa verificarsi la formazione di placche beta-amiloidi e di aggregati di proteine tau. In particolare l’aggregazione dei peptidi beta-amiloidi sembrerebbe particolarmente implicata nelle fasi iniziali della neurodegenerazione tipica di questa condizione.

Questi aggregati proteici intorno alle cellule nervose sono alla base dei meccanismi patogenici, inducendo processi infiammatori, alterando la regolazione di fattori di crescita e promuovendo un’eccessiva entrata di calcio a livello intracellulare.


Nell’ormai lontano ’94 fu scoperto un gene in grado di conferire particolare suscettibilità a questa condizione, chiamato APOE4.


L’eredità di questo gene anche da parte di uno dei due genitori (eterozigosi), come avviene circa nel 15% della popolazione occidentale, è associata ad un rischio 3 volte maggiore di Alzheimer. L’eredità di questo gene da parte di entrambi i genitori (omozigosi) è associata invece ad un rischio 9 volte maggiore di avere questa condizione neurodegenerativa.

Il Paese che presenta la maggiore frequenza di APOE4 è la Nigeria, ma curiosamente la popolazione presenta nello stesso tempo tra i più bassi tassi di Alzheimer nel mondo. Paradosso!? In realtà no, in quanto anche la sola presenza del gene non implica la certezza della manifestazione di questa condizione, ma una certa predisposizione. In tutto ciò, svolge un ruolo fondamentale l’interazione con fattori ambientali come alimentazione, stile di vita e attività fisica.


Il gene APOE4 codifica per una proteina che si ritrova sia nel plasma come apolipoproteina ma anche a livello cerebrale dove ha il ruolo di trasportare il colesterolo.


Vari studi hanno evidenziato come elevati livelli di colesterolo siano associati ad un maggiore rischio o ad un peggioramento di Alzheimer.

In Nigeria, se da una parte è presente la maggiore prevalenza del gene APOE4, dall’altra la popolazione presenta bassi livelli di colesterolo e nello stesso tempo di Alzheimer.


Evidenze scientifiche riportano come il rapporto Colesterolo totale/APOE sia tra i più bassi nel mondo. Tutto questo probabilmente grazie a fattori ambientali come l’alimentazione, in tal caso, prevalentemente vegetale (cereali integrali, verdura, tuberi) e caratterizzata dal consumo minimo di grassi saturi animali. Quindi stiamo parlando da una parte di predisposizione genetica elevata, APOE4 molto diffuso, dall’altra di manifestazione clinica rara, Alzheimer quasi inesistente.


D’altra parte, gli studi evidenziano come invece negli Afroamericani, di origine Nigeriana, ma nati e cresciuti in USA, con livelli di colesterolo elevato, sia presente la più alta prevalenza di Alzheimer rispetto al resto della popolazione americana.


Questo lascia ipotizzare come fattori ambientali, proprio come l’alimentazione, e cambiamenti nel tempo dei livelli di colesterolo totale possano indurre l’espressione genica di APOE4 con aumento del rischio di Alzheimer.


Ma come dimostra la popolazione nigeriana, avere una predisposizione genetica non significa avere la certezza della condizione clinica, con alimentazione corretta e stile di vita sano possiamo modulare questa situazione.


Non possiamo intervenire sul fattore genetico, ma possiamo effettuare scelte alimentari adeguate per evitare livelli eccessivi di colesterolo in circolo.

In un lavoro del 2002 pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine è stata valutata la correlazione tra espressione di APOE4, colesterolo totale e ipertensione come fattori di rischio di Alzheimer in più di 20 anni. I risultati hanno evidenziato che mentre APOE4 ha duplicato le probabilità di sviluppare questa condizione, i livelli elevati di colesterolo e l’ipertensione lo hanno triplicato.


Ciò significa che il rischio di Alzheimer è superiore a causa di fattori “prevenibili” come colesterolo e ipertensione rispetto alla singola predisposizione genetica.


Nello stesso studio è stato evidenziato come un cambiamento nelle abitudini alimentari e nello stile di vita possa ridurre il rischio di Alzheimer in maniera significativa (portando il rischio da 11 volte a 2 volte) anche in soggetti in omozigosi per APOE4.


Il problema è che molti hanno una visione fatalistica dell’Alzheimer, ma studi ed evidenze scientifiche come queste smentiscono tutto questo e marcano ancora di più l’importanza di attuare prevenzione attraverso uno stile di vita salutare e un’alimentazione sana, abbattendo il rischio di condizioni croniche predisponenti cardiopatie ma anche l’Alzheimer come ipercolesterolemia e ipertensione , migliorando di conseguenza la qualità della vita e riducendo le spese sanitarie.


 

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