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  • Dott. Daniele Basta

Qual è il dolcificante migliore per sostituire lo zucchero?


Una delle caratteristiche negative dei cibi processati di oggi è rappresentata dalle quantità esorbitanti di zuccheri aggiunti. Merendine, bevande dolci, creme spalmabili, prodotti da forno, sono tutti un veicolo di zuccheri semplici. In letteratura scientifica sono ben noti gli effetti dell’eccessivo consumo di zucchero sulla salute. Un introito elevato di zuccheri semplici nel tempo è associato non solo all’aumento di massa grassa, ma anche ad insulino-resistenza e a maggior rischio di condizioni croniche come diabete di tipo 2, cardiopatie, ipertensione e patologie neurodegenerative.


Purtroppo sostituire lo zucchero con dolcificanti artificiali come aspartame, saccarina o sucralosio potrebbe non rivelarsi la scelta ottimale, anzi in molti casi potrebbe peggiorare la situazione a lungo termine.

Esistono dei dolcificanti naturali in grado di addolcire e apportare qualche beneficio alla salute?


Bene la risposta è si. Non si tratta di zucchero di canna, miele, sciroppo di riso, sciroppo d’agave, in quanto si tratta di prodotti molto simili al convenzionale saccarosio dello zucchero da tavola e soprattutto non hanno molto da offrire in termini di salute all’organismo.



Diverso è il discorso per quanto riguarda la polvere di datteri, ovvero datteri secchi polverizzati, in grado di addolcire in maniera più “naturale” rispetto ai prodotti precedenti, contenendo anche maggiori quantità di fibre, in grado di smussare il picco glicemico e quello insulinico post-consumo.


Un’altra alternativa interessante è la stevia, scientificamente conosciuta con il nome di Stevia rebaudiana, è una pianta originaria del Sud America, coltivata naturalmente soprattutto in Brasile e Paraguay, appartenente alla famiglia delle Asteraceae, alla quale appartengono anche i girasoli ed i crisantemi. Da questa pianta vengono estratti e isolati i glicosidi steviolici che oggi nel mercato vengono utilizzati come dolcificanti naturali. Infatti tali composti sono circa 250-300 volte più dolci rispetto al comune zucchero da tavola, ma a differenza di questo contengono pochissime calorie e non impattano negativamente sui livelli glicemici e su quelli insulinemici.



Studi su modelli animali hanno evidenziato come i batteri intestinali siano in grado di metabolizzare i glicosidi steviolici in composti tossici chiamati stevioli, in grado di indurre mutagenesi del DNA in vitro. Tuttavia sono studi condotti su animali e su cellule in laboratorio, sull’uomo non sono mai stati mai evidenziati tali effetti negativi.


Secondo l’OMS fino a 1,8 mg di glicosidi steviolici, corrispondenti a 4 g di stevia al giorno, sono da considerarsi sicuri per l’organismo umano.

Esistono anche i dolcificanti alcoli come xilitolo e sorbitolo, utilizzati molto nella produzione di gomme da masticare, abbastanza sicuri per la salute di per se’, ma se introdotti in quantità elevate, non essendo assorbiti a livello del colon, richiamano acqua e aumentano il rischio di problematiche intestinali come diarrea e gonfiore.


L’eritrolo è uno zucchero simile ai precedenti, che però viene assorbito senza causare il tipico effetto lassativo. Gli studi evidenziano come, a differenza dei composti precedenti, sia generalmente più sicuro per la salute dell’organismo e sia in grado di esplicare anche azione antiossidante. Questo zucchero si trova naturalmente in frutta come pere o uva, ma a livello industriale viene prodotto grazie a colture di lieviti.


Dunque le alternative migliori al convenzionale zucchero possono essere considerate datteri in polvere, stevia ed eritrolo.


Tuttavia è sempre bene prestare attenzione a non esagerare, in quanto anche questi composti possono avere effetti negativi in tre modi alla salute, in particolare contribuendo all’aumento di peso:


1) Numerosi studi hanno evidenziato come in presenza di questi dolcificanti alternativi allo zucchero, si tenda inconsciamente a compensare consumando più cibo del dovuto.

2) ll gusto “dolce” nella storia dell’evoluzione umana è da sempre stato associato ad un introito maggiore di calorie e ad un maggiore senso dell’appetito che spinge inesorabilmente ad aumentare l’introito calorico. Può anche essere una spiegazione questo meccanismo, nonostante le evidenze scientifiche siano inferiori.


3) sviluppo di vera e propria dipendenza nei confronti di questi composti e di tutto quello che ha un sapore decisamente “dolce”. Il continuo consumo di dolcificanti abitua l’organismo a questo particolare tipo di sapore e il cervello, automaticamente, tenterà di soddisfare le richieste energetiche dell’organismo con qualche alimento dal sapore simile e, a lungo andare, tutto ciò, può essere estremamente disastroso.


In conclusione, via libera alle alternative più salutari allo zucchero convenzionale, ma sempre attenzione a non esagerare.

 

Fonti:

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