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  • Dott. Daniele Basta

Quali cibi sono antinfiammatori?


Se da una parte l’infiammazione è un processo naturale e fisiologico messo in atto dall’organismo nei confronti di sollecitazioni endogene o esogene, dall’altra, quando cronicizza, può rivelarsi dannosa nei confronti della salute. Evidenze dimostrano come l’infiammazione cronica di basso grado sia alla base delle condizioni croniche moderne come le patologie cardiovascolari, il diabete di tipo 2, le condizioni neurodegenerative e tumori.


L’alimentazione può influire positivamente o negativamente sui livelli d’infiammazione dell’organismo. Se da una parte evidenze dimostrano come alimenti caratterizzati da grassi saturi, zuccheri semplici e grassi trans-saturi, sono associati a maggiori livelli d’infiammazione, dall’altra alimenti ricchi di fibre e di fitonutrienti come frutta e verdura sono associati a minori livelli di infiammazione.

Ad esempio, in un lavoro italiano del 2019, è stato visto come aggiungere una manciata di mirtilli ad un pasto ricco di grassi saturi e zuccheri e ad elevato carico glicemico, come pane bianco, mozzarella, prosciutto, burro, patate e parmigiano da parte di soggetti diabetici, fosse associato ad un significativo calo dei livelli postprandiali di Interleuchina-6 (IL-6).



In un lavoro molto simile è stato l’effetto dell’aggiunta di lamponi o di banana ad un pasto ricco di grassi e zuccheri come burro, uova, salsiccia e patate da parte di soggetti diabetici. Se da una parte la banana non ha sortito alcun effetto, dall’altra l’aggiunta di lamponi ha ridotto significativamente l’aumento dei livelli di infiammazione post-prandiale.


Gli effetti antinfiammatori di mirtilli e di lamponi sono dovuti, come dimostrano vari studi, alla presenza di antiossidanti come le antocianine, che conferiscono la tipica colorazione blu-rosso-viola a questi frutti. Risultati simili sui livelli di infiammazione sono stati visti aggiungendo melagrana.


Altri alimenti in grado di esplicare effetto antinfiammatorio sono sicuramente le spezie, su tutte curcuma e zenzero.


In un lavoro di metanalisi del 2019 è stato visto come basta un cucchiaino al giorno di curcuma per ottenere un calo significativo dei livelli di IL-6, noto marcatore dei processi di infiammazione nell’organismo. Effetti che non si replicano con la semplice integrazione di un supplemento a base di curcumina.


Evidenze dimostrano come anche lo zenzero macinato, in polvere, in quantità da un cucchiaino a un cucchiaino e mezzo, sia in grado di esplicare tali effetti antinfiammatori.

Tuttavia, a fare la differenza sui livelli infiammatori a lungo termine e sullo stato di salute è il contesto alimentare generale e, diversi studi, evidenziano come un regime alimentare prevalentemente vegetale, caratterizzato dal consumo regolare di frutta, verdura, cereali integrali, legumi e frutta secca sia associata a minori livelli di infiammazione rispetto ad un regime alimentare onnivoro caratterizzato dal consumo di alimenti ricchi di grassi saturi, sodio, zuccheri aggiunti e grassi trans-saturi, come formaggi, carne processata e cibi ultraprocessati.


In un lavoro del 2018 condotto su pazienti obesi e in sovrappeso con ipercolesterolemia e valori di LDL >100 mg/dL è stata valutata l’efficacia di un regime alimentare prevalentemente vegetale per 4 settimane. Alla fine dello studio è stata registrata una significativa riduzione non solo delle lipoproteine LDL, ma anche una forte diminuzione dei livelli di IL-6 (-20%), della proteina C reattiva (- 30%), e di fibrinogeno (- 5,6 %), noti marcatori dei processi infiammatori dell’organismo.



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Fonti:

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/clc.23027

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