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  • Dott. Daniele Basta

Vino rosso e resveratrolo, il falso mito costruito dall'industria


Gli effetti dannosi dell’alcol sulla salute sono ormai conosciuti da tempo, un consumo regolare di bevande alcoliche è infatti associato a maggiori livelli di infiammazione nell’organismo, a neurodegenerazione e a maggiore rischio tumorale. Ma un consumo cronico di bevande alcoliche può anche aumentare il rischio di condizioni cardiovascolari, anche quando si tratta di vino rosso, il cui consumo moderato è tanto reclamizzato come cardioprotettivo.


A tal riguardo, la prima cosa che viene in mente è il famoso paradosso francese, un termine nato in Francia negli anni 80’ nel quale ricercatori francesi evidenziavano come un regime alimentare ad elevato consumo di grassi saturi animali, contenuti in carne e formaggi, (noti in letteratura per l’associazione ad un maggiore rischio di cardiopatie), fossero all’epoca correlati tassi relativamente bassi di cardiopatie rispetto alla Gran Bretagna. Tutto ciò fece emergere allora il potenziale ruolo del vino rosso nei confronti delle cardiopatie, visto il grande consumo dei francesi da parte di questa bevanda. Nacque cosi il paradosso francese.


Tuttavia si trattava di studi epidemiologici, osservazionali, di bassa evidenza scientifica, nei quali non veniva chiarito il meccanismo causa-effetto.

Da li partirono gli studi, finanziati dalla grande industria dell’alcol, sul resveratrolo, il tipico composto antiossidante contenuto in frutti e ortaggi rossi-blu-viola e anche nel vino rosso. Nonostante vari studi avessero già negli anni 90’ letteralmente screditato scientificamente l’esistenza del paradosso francese gli studi focalizzati sul potenziale ruolo protettivo del vino rosso nei confronti delle cardiopatie continuarono e, ad oggi, sono più di 10.000 quelli pubblicati in letteratura scientifica. I risultati sono che dopo 20 anni di ricerche ben finanziate, ancora non è stato evidenziato alcun effetto positivo del resveratrolo sull’organismo umano.


La maggior parte degli studi sono stati infatti condotti in vitro, in cellule da laboratorio, o in vivo su modelli murini. I dati sull’uomo sono insufficienti, nonostante il resveratrolo sia negli ultimi anni entrato nelle classifiche degli integratori di antiossidanti più venduti in commercio. In poche parole molto marketing e poche evidenze scientifiche sull’uomo.

Gli studi in letteratura scientifica fondati sugli effetti del resveratrolo sono stati effettuati su animali o in vitro utilizzando dosi massicce di questo antiossidante, si parla di 5-100 mg per Kg di peso corporeo per ottenere effetti biologici minimi, tanto che è consigliabile, secondo questi studi, assumerne almeno 1 g al giorno.


Ma quanto vino rosso bisognerebbe bere per ottenere 1 g di resveratrolo?


Bene a seconda del vino rosso bisognerebbe assumerne una quantità variabile tra 505 e 2762 L. Ma come ho detto in precedenza il resveratrolo si trova anche (e soprattutto in frutta e verdura) e per raggiungere tale quantità bisognerebbe mangiare quasi 800 Kg di uva rossa, 2500 Kg di uva bianca o di mele o 2800 Kg di cioccolato fondente.

In tutto ciò, nel 2012 veniva pubblicato un report sul British Medical Journal nel quale veniva evidenziato come numerose ricerche sul resveratrolo fossero state soggette a falsificazione di dati.



Non è sicuramente il primo caso in cui gli integratori alimentari non siano riusciti a rispettare le aspettative, un altro esempio tipico è rappresentato dai supplementi di beta-carotene, la cui assunzione, come dimostrato in vari lavori negli anni 90’, è associata a maggior rischio tumorale, specie di carcinoma polmonare.


La morale della favola è che tutto quello che mostra effetti positivi su cellule di laboratorio o in modelli animali non è detto che abbia gli stessi effetti sull’uomo.


Inoltre, più che basarsi su un unico composto antiossidante presente in un alimento polverizzandolo in una capsula a mo’ di integratore, bisognerebbe considerare la matrice intera e le interazioni sinergistiche con altri composti e fitonutrienti in quanto, come dimostrano evidenze, sono proprio quest’ultime a fare la differenza. Più che pensare al singolo resveratrolo contenuto nel vino rosso, in termini di salute e prevenzione sarebbe meglio pensare all’uva rossa e agli effetti positivi sull’organismo dovuti all’interazione tra i centinaia di composti bioattivi, tra cui il resveratrolo, contenuti all’interno.


 

Fonti:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26099945/

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