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Dott. Daniele Basta

L'effetto farmacologico dell'attività fisica contro la depressione


È ormai abbastanza risaputo come l’attività fisica possa avere ripercussioni decisamente positive sull’umore della persona ma ancora non tutti sanno che può anche esercitare effetti positivi anche nel ridurre i sintomi tipici della depressione. Questa condizione rappresenta un vero e proprio disturbo dell'umore che secondo la World Health Organization è una delle cause di numerose patologie oggi maggiormente diffuse nei Paesi industrializzati. Esistono alimenti con proprietà nutrizionali importanti in grado di combattere i sintomi depressivi (per saperne di più clicca qui), ma quali sono gli effetti dell’attività fisica nei confronti di questa condizione?

Gli studi hanno evidenziato come l’attività fisica possa esercitare i propri benefici a livello neurofisiologico, attraverso il miglioramento dell’umore, il rilascio di endorfine, la riduzione di cortisolo, tutti fattori che incidono su un migliore senso di benessere dell’organismo. Ma come si traduce tutto ciò in termini clinici e quali sono le evidenze al riguardo?


In un lavoro del 2003 pubblicato su Preventive Medicine è stato evidenziato come tra gli 8000 soggetti partecipanti allo studio, coloro che praticavano attività fisica regolarmente mostravano meno probabilità di avere sintomi depressivi, mentre coloro che si muovevano meno ne mostravano un’incidenza maggiore.


In precedenza però, esattamente nel 99’, in uno studio condotto dalla Duke University erano stati ottenuti risultati ancor più eclatanti al riguardo. Un gruppo di uomini e donne sulla cinquantina affetti da depressione maggiore diagnosticata era stato diviso in maniera casuale in due distinti gruppi: i membri di un gruppo hanno eseguito uno specifico programma di attività fisica aerobica per 4 mesi, mentre quelli dell’altro sono stati sottoposti, sempre nello stesso periodo di tempo, a trattamento farmacologico, in particolare è stato utilizzato Zoloft, uno dei farmaci maggiormente diffusi nei confronti di depressione maggiore. Tra i criteri di valutazione utilizzati durante il monitoraggio è stata utilizzata anche la scala di Hamilton (HAM-D), la più utilizzata nel mondo nell’ambito della depressione: qualsiasi valore al di sopra di 7 in questa particolare scala è considerato depressione.

I risultati, pubblicati sulla rivista Archives of internal Medicine sono stati a dir poco incredibili. Come mostra il grafico sottostante, il gruppo sottoposto al trattamento farmacologico è tornato normale dopo 4 mesi, segno chiaro che il farmaco ha compiuto benissimo il suo dovere;


il dato significativo è che il gruppo che ha eseguito esercizio fisico nello stesso arco di tempo ha ottenuto quasi lo stesso risultato del trattamento farmacologico, passando da una condizione di depressione maggiore ad una di normalità….In poche parole, semplicissima attività fisica aerobica regolare con un effetto paragonabile ad uno dei più potenti farmaci antidepressivi in circolazione.

Livelli di depressione prima (nero) e dopo (bianco) il trattamento farmacologico (colonna sinistra) e l'esercizio fisico (colonna a destra) [Blumenthal JA et al., 1999]

Un altro studio pubblicato su Psycosomatic Medicine ha evidenziato come i benefici dell’attività fisica nei confronti della depressione non risultano solamente mediante un programma specifico di attività fisica (come era avvenuto nello studio precedente), ma anche attraverso semplici esercizi svolti in completa solitudine a casa. Dunque più semplice di cosi…

A mettere una parola definitiva a tutto questo ci ha pensato un ultimissimo lavoro di meta-analisi del 2014, che ha raccolto ben 89 studi al riguardo, e dove viene sottolineato come l’attività fisica è fortemente indicata nel trattamento nei confronti della depressione e una pratica regolare può esercitare effetti significativamente positivi nel combattere tale condizione patologica. Nonostante tutto questo sia scientificamente provato, accade raramente che venga “prescritta” una regolare attività fisica insieme al farmaco di turno.

 

Fonti:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10547175

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21495519

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17846259

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23362828

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