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Dott. Daniele Basta

Sciroppo di glucosio-fruttosio negli alimenti e nelle bevande: ecco i danni alla salute


Si è appena concluso l’Obesity Day 2016, la giornata di sensibilizzazione nei confronti di questa condizione patologica sempre più in aumento nelle società occidentali e non solo e che pone le basi all’avvento delle patologie croniche moderne, la prima causa di mortalità nel mondo al giorno d’oggi.


Tra i fattori nutrizionali più incriminati ricordo il consumo eccessivo di cibi processati, di bevande dolci, dal contenuto calorico ingente e ricche di zuccheri. A tal proposito, comune denominatore di questa disastrosa fascia di alimenti, che riempie ormai più del 50% dei supermercati moderni, è il famoso sciroppo di glucosio-fruttosio, sciroppo di fruttosio o sciroppo di amido di mais, quello che gli americani chiamano High-Fructose Corn Syrup. Questo simpaticissimo ingrediente lo trovate scritto tra gli ingredienti della quasi totalità delle merendine e nelle bevande zuccherate che troviamo spesso sulla tavola degli italiani e, come evidenziano ormai da anni numerosi studi, è uno dei fattori chiave responsabili degli elevatissimi tassi di obesità e di patologie metaboliche nel mondo.


Questo particolare composto è prodotto a partire da carboidrati complessi amilacei del riso o dello stesso mais, fino alla formazione di un vero e proprio sciroppo caratterizzato da un mix di zuccheri semplici quali glucosio e soprattutto fruttosio: questi due zuccheri entrano facilmente in circolo in quanto utilizzano due trasportatori differenti a livello intestinale e, in particolare, il fruttosio in eccesso viene metabolizzato a livello epatico dove viene facilmente convertito in trigliceridi.

Mentre il fruttosio presente nella frutta è accompagnato dalla presenza di fibre, che ne limitano e ne rallentano l’assorbimento, ed è ben tollerato a livello epatico, che lo utilizza principalmente nel rifornire le scorte di glicogeno ( la riserva energetica del nostro organismo), quello presente nello sciroppo di mais, in quantità di gran lunga superiori alla normalità, viene assorbito a velocità elevatissima, e, tale eccesso, viene totalmente convertito in grassi all’interno del nostro fegato, spianando la strada a pericolose patologie metaboliche come steatosi epatica, diabete di tipo 2, oltre che all'aumento significativo di massa grassa a livello viscerale.

Ricordo come il grasso a livello viscerale, quando in eccesso, rappresenta un vero e proprio organo endocrino, capace di aumentare i livelli di infiammazione nell’organismo, danneggiando il metabolismo e creando un microambiente favorevole alla trasformazione neoplastica.


Pensate che in uno studio del 2012 pubblicato sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition è stato visto come il consumo eccessivo di fruttosio e di zuccheri semplici abbia causato in sole 3 settimane un aumento del 27% del grasso a livello epatico.


Il consumo regolare di alimenti contenenti questo sciroppo è associato a insulino-resistenza, una condizione tipica dell’obesità e soprattutto del diabete di tipo 2, nella quale l’organismo non risponde all’insulina secreta dal pancreas caratterizzando, a lungo andare, una pericolosa e costante condizione di iperglicemia, metabolicamente dannosa e correlata all’incidenza di diverse patologie croniche. Nello stesso tempo i livelli eccessivi di insulina in circolo, in seguito al consumo di alimenti contenenti sciroppo di mais, incidono negativamente sui livelli d’infiammazione dell’organismo e, fungendo da potenti fattori di crescita, aumentano il rischio di sviluppare patologie tumorali.

Dunque il consiglio è di limitare o evitare totalmente il consumo di bevande o alimenti contenenti questo ingrediente che purtroppo sono sempre più diffusi tra i bambini e gli adolescenti, incidendo negativamente sui disastrosi tassi di obesità infantile, le cui previsioni, come dimostrano gli studi, sono tutt’altro che rosee.

 

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19064536

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15051594

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22297952

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19381015

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2295218

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