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Dott. Daniele Basta

Troppo stress? Più porzioni di verdura al giorno potrebbero aiutarti a combatterlo


I benefici associati al consumo di frutta e verdura sono ormai noti e sono tantissime le evidenze scientifiche che mostrano come questi alimenti ricchi di fibre, vitamine, minerali e antiossidanti possano svolgere un ruolo importante nella prevenzione delle patologie croniche di oggi, tra cui soprattutto quelle cardiovascolari e quelle tumorali.

Ma non solo…secondo un recente studio australiano un regolare consumo di verdura è associato a minori livelli di stress. Purtroppo lo stress cronico è diventato una vera e propria epidemia nella nostra società, è sempre più in espansione e, come dimostrano varie evidenze scientifiche, può avere conseguenze negative non solo sul sistema immunitario, ma anche sul peso corporeo.



In questo lavoro australiano, pubblicato sulla rivista British Medical Journal, sono so state analizzate le abitudini alimentari di più di 60000 adulti australiani dai 45 anni in su nel periodo di tempo fra il 2006 e il 2010 e nel valutare i livelli di stress è stata utilizzata la scala di Kessler. Innanzitutto è emerso come lo stress fosse maggiore in relazione a determinati fattori come genere (le donne sono risultate più stressate rispetto agli uomini), l’età (i giovani rispetto ai più anziani erano maggiormente stressati), il livello di educazione, fumo, sedentarietà, obesità e sovrappeso.


I risultati hanno evidenziato coloro che consumavano dalle 3 alle 4 porzioni di verdura al giorno, mostravano nello stesso tempo il 12% in meno di stress rispetto agli altri. Riduzione che addirittura è stata registrata al 14% con il consumo di frutta in aggiunta alle porzioni di verdura.


Inoltre, è stato visto come le donne sono quelle che sembrerebbero beneficiare maggiormente dal consumo di verdura e frutta in relazione ai livelli di stress. Infatti è emerso che le donne che consumavano dalle 5 alle 7 porzioni di verdura e frutta al giorno, mostravano addirittura il 23% di stress in meno rispetto alle altre che ne consumavano quantità inferiori.


Non è sicuramente il primo studio che mostra l’associazione tra consumo di alimenti vegetali e impatto positivo sul benessere psicofisico. In effetti, lo scorso anno sulla rivista American Journal of Public Health è stato pubblicato un lavoro nel quale è emerso come mangiare più porzioni di verdura al giorno potrebbe avere effetti molto positivi sull’umore giornaliero. Non a caso, gli autori dello studio affermano proprio come la felicità possa essere avvertita molto prima rispetto agli effetti benefici sulla propria salute fisica.

I meccanismi alla base di tale associazione non sono ancora del tutto chiari, ma è stato ipotizzato comunque il ruolo essenziale di fibre, vitamine, minerali e soprattutto di antiossidanti contenuti in questi alimenti.


Proprio in relazione a questi ultimi micronutrienti, in uno studio del 2013 pubblicato sulla rivista Psychosomatic Medicine è stato visto come un regolare consumo di alimenti ricchi di carotenoidi sia associato a maggiori livelli di ottimismo.


Un’associazione, tuttavia, nei confronti della quale non è stato ancora riscontrato un vero e proprio meccanismo biologico e che necessita di ulteriori approfondimenti anche perchè, come è stato giustamente affermato dalla critica, probabilmente le persone ottimiste potrebbero spontaneamente optare per scelte alimentari migliori come frutta e verdura.


Comunque sia, il consumo di più porzioni al giorno di questi alimenti vegetali, nel contesto di un’alimentazione sana e in alternativa ai comuni cibi processati (merendine, dolci, succhi di frutta, ecc.) , non è assolutamente una cattiva idea, anzi è fondamentale nel garantire all’organismo un adeguato apporto di micronutrienti, come vitamine, minerali e antiossidanti, importanti in quanto possono contribuire a prevenire le più comuni patologie croniche dei nostri giorni e, nel contempo, potrebbero aiutare a combattere lo stress, nonostante, per quest’ultimo aspetto, occorrano ulteriori studi scientifici.

 

Fonti:

http://bmjopen.bmj.com/content/7/3/e014201

http://ajph.aphapublications.org/doi/abs/10.2105/AJPH.2016.303260

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23257932

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