I disturbi dell’umore sono tipici sintomi di condizioni sempre più diffuse nella società moderna, come ansia, depressione, la cui prevenzione e i cui trattamenti sono tra le maggiori problematiche sanitarie moderne. Secondo la World Health Organization, la depressione entro il 2020 sarà al secondo posto tra le 10 condizioni patologiche più diffuse nel mondo e, secondo varie evidenze scientifiche, l’approccio nutrizionale è una delle migliori armi di prevenzione al riguardo.
Alla base dei disturbi dell’umore, grazie alle nuove tecnologie, e è emerso il ruolo di neurotrasmettitori, come la serotonina, e uno squilibrio chimico a livello cerebrale. In tutto ciò sono implicati fattori genetici, epigenetici e meccanismi metabolici associati ad infiammazione, all’asse microbiota-intestino-cervello, a stress ossidativo e a potenziali deficit nutrizionali….è molto più complicato del previsto!
Infiammazione
L’infiammazione se da una parte è un processo fisiologico, di breve durata, messo in atto dal sistema immunitario contro sollecitazioni esogene come infezioni, fratture o endogene in occasione di danno tissutale o cellulare, dall’altra, cronicizzando, dunque perdurando costante nel tempo, è un meccanismo che rivelarsi molto dannoso per l’organismo ed è associato ad un aumentato rischio di differenti condizioni patologiche, incluso depressione e disturbi dell’umore.
Come evidenzia un lavoro del 2015 pubblicato sulla rivista American Journal of Psychiatry, esiste una correlazione ambivalente tra infiammazione e depressione, con la prima che alimenta i sintomi depressivi e la seconda che è associata ad una maggiore produzione di citochine proinfiammatoriie in risposta a stress o a potenziali patogeni.
L’alimentazione può contribuire a ridurre o ad alimentare i processi infiammatori. Ad esempio l’eccesso calorico, un’introduzione eccessiva di zuccheri o di grassi parzialmente idrogenati, sono associati a maggiori livelli d’infiammazione nell’organismo.
Microbiota - Intestino - Sistema Nervoso
L’asse microbiota-intestino-cervello è un altro fattore implicato nell’insorgenza di disturbi dell’umore e di depressione. Come dimostrano varie evidenze scientifiche, già in passato il cambiamento delle abitudini alimentari accompagnato da una supplementazione di yogurt naturale a base di Lactobacillus acidophilus era un intervento clinico in soggetti affetti da “malinconia” o da nevrosi.
Non era un approccio errato. In effetti, negli ultimi anni di ricerca scientifica è emerso come il microbiota intestinale sia in stretta comunicazione con il sistema nervoso e vari studi hanno evidenziato la correlazione tra alterazione della flora intestinale “amica”, disbiosi, e disturbi della salute mentale.
È stato visto come un microbiota intestinale alterato sia in grado di influire negativamente sulla corretta funzionalità dei neurotrasmettitori e di alterare la risposta immunitaria nell’organismo. Alla base di una disbiosi e di un’alterazione della composizione microbica intestinale risiede senza dubbio il fattore “alimentazione scorretta”.
Un regime alimentare caratterizzato da alimenti ultra-processati, un apporto insufficiente di fibre è associato ad una ridotta produzione intestinale di butirrato, un acido grasso a catena corta che non solo protegge dal tumore al colon, ma svolge una potente azione neuro protettiva.
Stress ossidativo
In letteratura è riportato ampiamente anche il legame tra disturbi mentali e stress ossidativo. Quest’ultimo, così come l’infiammazione, è qualcosa di inevitabile e fisiologico, in quanto è una componente normale dei processi metabolici e, in condizioni di equilibrio, contribuisce a mantenere in salute l’organismo. Il problema è quando questo equilibrio viene perso. Una produzione eccessiva di radicali liberi e specie reattive dell’ossigeno è in grado di danneggiare cellule e organi attraverso la distruzione di lipidi di membrana, proteine cellulari e DNA, aumentando di conseguenza i livelli d’infiammazione. Lo stress ossidativo risulta particolarmente dannoso quando intacca i mitocondri, organelli cellulari che rappresentano la vera e propria centrale energetica delle cellule.
Come dimostra un lavoro del 2015 pubblicato sulla rivista Clinical Psychological Science, quando queste strutture vengono danneggiate dallo stress ossidativo, il sistema nervoso e il cervello ne risentono particolarmente e tutto ciò può manifestarsi con stanchezza, debolezza e disturbi dell’umore.
Alla base dello stress ossidativo risiedono fattori come un’alimentazione scorretta, stress, fumo, consumo eccessivo di bevande alcoliche e sedentarietà. Proprio per questo è importante introdurre regolarmente frutta e verdura per un adeguato apporto di flavonoidi, vitamina C, vitamina E, dal noto potere antiossidante, e di minerali come zinco, manganese e selenio, coinvolti nei processi metabolici antiossidanti.
Deficit nutrizionali
Il cervello è un organo che richiede nutrienti ed energie di continuo e, proprio per questo motivo, alcuni deficit nutrizionali possono aumentare il rischio di disturbi mentali, depressione, sbalzi d’umore. Specifici nutrienti sono vitali nel supportare le corrette funzioni cognitive e nel mantenere l’equilibrio ormonale alla base di sonno, neurogenesi, appetito e umore.
Deficit in vitamine, minerali, amminoacidi essenziali, omega-3 sono associati ad un maggiore rischio di disturbi dell’umore. Ad esempio, il folato, la vitamina b12, la b6 e la riboflavina sono importanti cofattori per la corretta sintesi dei neurotrasmettitori. Inoltre, sempre più evidenze scientifiche stanno delineando l’importanza della Vitamina D, di cui la maggior parte della popolazione è deficitaria, nella salute mentale, con l’ipotesi che possa contribuire a ridurre i livelli neuronali di calcio che risultano aumentati negli stati depressivi.
Evidenze scientifiche dimostrano come la qualità dell’alimentazione giornaliera sia strettamente associata al benessere psicologico ed emozionale nella persona. Vari lavori presenti in letteratura hanno evidenziato, ad esempio, come un regime alimentare equilibrato, basato principalmente sull’introduzione di alimenti vegetali, sia associato ad una migliore salute mentale e ad un ridotto rischio di depressione. Mentre, al contrario, la dieta tipica occidentale è associata ad una maggiore prevalenza di depressione anche a causa di potenziali deficit di micronutrienti provocati da un apporto insufficiente di verdura e frutta.
Lo studio SMILES (Supporting the Modification of Lifestyle In Lowered Emotional States) è stato il primo lavoro randomizzato nel valutare 12 settimane di intervento nutrizionale in soggetti affetti da depressione maggiore.
I risultati, pubblicati nel 2017 sulla rivista BMC Medicine, hanno evidenziato come l'adesione ad un percorso alimentare monitorato da specialisti fosse associato a miglioramenti significativi nei disturbi tipici di questa condizione. In tutto ciò il 32.3% dei partecipanti ha raggiunto la remissione.
Altro fattore che influisce sui disordini dell’umore, e assolutamente non secondario, è l’attività fisica che, come viene evidenziato da innumerevoli studi, può rivelarsi un efficace farmaco antidepressivo.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26357876
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23506618
http://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/2167702614555413
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28202503