
Le patologie cardiovascolari oggi sono al primo posto tra le condizioni croniche che colpiscono oggi la società occidentale. Alla base del rischio cardiovascolare esistono fattori non modificabili come l’età, il genere, la predisposizione genetica e quelli modificabili come stile di vita, alimentazione, attività fisica. Purtroppo oggi si comprende ancora poco il valore della parola prevenzione attraverso cambiamenti verso uno stile di vita più in salute. In particolare in letteratura scientifica sono state definite scelte di vita salutari quelle di:
smettere di fumare
consumare moderatamente e con attenzione bevande alcoliche
mantenere un peso in salute
praticare 30 minuti di attività fisica al giorno
seguire un regime alimentare sano
Come dimostrano i risultati di un lavoro pubblicato nel 2008 sulla rivista Circulation e condotto su più di 40.000 uomini e oltre 70.000 donne, coloro che si attengono a queste 5 abitudini di stile di vita presentano l’80% di rischio in meno di avere un ictus.
Attenersi a queste 5 abitudini può ridurre significativamente il rischio di coronopatia più dell’80% da parte di soggetti ipertesi e con elevati livelli di colesterolo, come dimostra un altro lavoro svedese pubblicato nel 2014 sulla rivista Journal of American College of Cardiology.
Tra queste abitudini, una di quelle maggiormente influenti è rappresentata dalla corretta alimentazione. Come dimostra un recentissimo lavoro pubblicato su The Lancet, un regime alimentare scorretto, caratterizzato dal consumo eccessivo di cibi raffinati, ricchi di zuccheri aggiunti, di carni processate e dal consumo insufficiente di cereali integrali, frutta e verdura, oggi rappresenta un fattore di rischio più elevato rispetto al fumo di sigaretta e nel 2017, come dimostra lo studio precedente, è stato responsabile di 10,9 milioni di morti.
Un regime alimentare sano ed equilibrato come quello secondo i principi della Dieta Mediterranea, caratterizzata dal consumo di legumi, cereali integrali, verdura, frutta e olio d’oliva può invece abbattere significativamente il rischio di ictus e di patologie cardiovascolari in generale come dimostrano tanti studi presenti in letteratura scientifica. Non solo, aderire alla Dieta Mediterranea può ridurre il rischio di ictus anche in soggetti già cardiopatici, come dimostra un lavoro del lontano 95’, dal quale è emerso come un tale regime alimentare fosse associato al 70% in meno di rischio di ictus in 4 anni.

La Dieta Mediterranea è associata anche al mantenimento di un peso in salute e di conseguenza ad un ridotto rischio di ictus. Infatti evidenze scientifiche dimostrano come sovrappeso e obesità siano associati al 40% di rischio in più di mortalità per ictus.
Un regime alimentare scorretto può influire negativamente sul microbioma intestinale, ovvero quell’insieme di microorganismi che colonizzano l’intestino dell’uomo, con effetti negativi sul rischio cardiovascolare. Ad esempio compost come carnitina e fosfatidilcolina, contenuti in carne rossa e uova, vengono convertiti dai batteri intestinali in trimetilamina, composto che una volta in circolo, viene convertito in trimetilamina-N-ossido, in grado di promuovere aterosclerosi. Il consumo eccessivo di carni processate e carni rosse e, in generale di proteine animali, è uno dei fattori negativi caratteristici dell’alimentazione scorretta di oggi. Al contrario, un consumo regolare e adeguato di frutta, verdura, cereali integrali e legumi è in grado di promuovere la produzione, da parte dei batteri amici intestinali, di acidi grassi a catena corta come il butirrato dall’azione antinfiammatoria, antitumorale e antiaterogena.

Una caratteristica negativa dell’alimentazione moderna in grado di incidere negativamente sul rischio di ictus è rappresentata dal consumo eccessivo di sodio. Un italiano medio introduce mediamente 10 volte più sodio di quello raccomandato e tutto ciò aumenta il rischio e peggiora condizioni come l’ipertensione. La maggior parte del sodio non è quello aggiunto per condire, bensì quello introdotto attraverso cibi processati, formaggi, carne processate e cibi conservati.
Tra i deficit nutrizionali in grado di incidere negativamente sul rischio di ictus, emerge senza dubbio quello di Vitamina B12, che i cui livelli dovrebbero essere costantemente monitorati insieme a quelli di omocisteina. Quest’ultimo, quando presente in livelli elevati, rappresenta un fattore aterogeno e trombogenico, in grado di aumentare il rischio di ictus. La vitamina B12, così come i folati, è in grado di ridurre i livelli di omocisteina riducendo il rischio cardiovascolare. Tra le fonti migliori di vitamina b12 in tal caso ricordo pesce azzurro, carne bianca magra; i folati, importanti anch’essi, nel contrastare l’iperomocisteinemia sono contenuti soprattutto in verdura a foglia, come spinaci, bieta, lattuga, cavoli.
Dunque in conclusione, al fine di ridurre il rischio di ictus, da un punto di vista nutrizionale è bene aderire ad un regime alimentare sano come la Dieta Mediterranea, ridurre il consumo di carne rossa e processata e limitare a massimo 3 g al giorno l’introduzione di sale. Nel contempo è sempre bene garantire all’organismo un adeguato apporto di vitamina B12 e monitorare i livelli di omociseina circolanti.
Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18697819
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25257629
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29852980
http://dx.doi.org/10.1056/NEJMoa0708681
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15001798
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24461914
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21475195
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29702430
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30670531